WWF Italia, cinghiali e Associazione Italiana per la Winderness - Aspro confronto
L'A.I.W. di Franco Zunino replica al documento del WWF Italia
Isabella Pratesi, che oggi fa parte del WWF, ma che è stata (od è ancora ed anche?) dirigente della LAV (o della LAC?), dopo il luttuoso evento che mai così tanto ha portato il cinghiale alla ribalta della cronaca quotidiana (benché di motivi per questa ribalta ce ne fossero già stati prima ed a iosa, sia con la morte di persone a causa di impatti automobilistici con l’animale, sia di aggressioni, ma senza fatti luttuosi diretti di cittadini inermi, sia per i miliardi di euro di danni ogni anno inferti all’agricoltura: ma si sa, i giornali sono prodotti da vendere, non già, come tanti credono, diffusori di notizie di interesse sociale: per cui, come si usa dire, se un cane morde il padrone, la cosa non fa notizia ma se un padrone morde il cane, allora si va in prima pagina!); si diceva, la Pratesi ha ritenuto di diffondere un comunicato stampa come Direttore del programma conservazione del WWF per cercare di dare spiegazioni corrette sul fenomeno («Tutto quello che avreste voluto sapere sui cinghiali e nessuno vi ha mai detto»).
Peccato
che neppure lei ce lo dica! Il documento contiene tante contraddizioni ed inesattezze,
che non possiamo esimerci dal farle notare. Se esiste un problema, e per
partito preso si cominciano a raccontare cose non vere, il problema non si
risolverà mai. E forse è proprio quello che vogliono gli animalisti anticaccia:
che si continui a parlare del problema del cinghiale, ma solo come argomento
per attaccare i cacciatori, e senza mai proporre l’unica soluzione plausibile:
ovvero che siano gli stessi cacciatori, colpevoli della diffusione dell’animale,
a provvedervi riducendone drasticamente il numero con le loro armi. Ed è già
dura convincerli, visto l’interesse che la stessa Pratesi evidenzia, che hanno
ad avere ogni anno un bel po’ di cinghiali da abbattere, per cui un numero
troppo basso rischia ridurre i loro, come anche dice la Pratesi, “pingui”
carnieri, ma… anche magari di spingere poi gli anticaccia a richiederne la
protezione!
Vediamo
cosa ha scritto la Pratesi nel suo comunicato.
I cinghiali «hanno zanne lunghe anche 30 centimetri affilate come rasoi.» Ci chiediamo se la Pratesi ha mai visto un cinghiale, o pensa che siano dei trichechi o dei babirussa? Dove ha mai visto zanne di 30 cm di lunghezza e poi, “affilate”? Caso mai appuntite! Ma soprattutto la Pratesi batte e ribatte per informare che i cinghiali sono tanti, sono troppi, fanno danni ingenti: Ecco cosa ha scritto: «(…) sono stati lanciati in un frenesia venatoria senza uguali: importati dall’Europa dell'Est ma anche allevati in Italia (…). In pochi decenni i la popolazione di cinghiali si è così quintuplicata (…). La gestione dei poveri animali, la cui popolazione ha raggiunto livelli preoccupanti di 600.000 o forse 1 milioni di individui…»
I cinghiali «hanno zanne lunghe anche 30 centimetri affilate come rasoi.» Ci chiediamo se la Pratesi ha mai visto un cinghiale, o pensa che siano dei trichechi o dei babirussa? Dove ha mai visto zanne di 30 cm di lunghezza e poi, “affilate”? Caso mai appuntite! Ma soprattutto la Pratesi batte e ribatte per informare che i cinghiali sono tanti, sono troppi, fanno danni ingenti: Ecco cosa ha scritto: «(…) sono stati lanciati in un frenesia venatoria senza uguali: importati dall’Europa dell'Est ma anche allevati in Italia (…). In pochi decenni i la popolazione di cinghiali si è così quintuplicata (…). La gestione dei poveri animali, la cui popolazione ha raggiunto livelli preoccupanti di 600.000 o forse 1 milioni di individui…»
Ma poi, pur riconoscendo che proprio i
cacciatori hanno anche la responsabilità di abbatterne troppo pochi e che
quindi sono loro i primi ed unici responsabili della crescita esponenziale
della popolazione, si guarda bene dal dirci come proprio i cacciatori
potrebbero e dovrebbero risolvere il problema: «(…) sono stati utilizzati per creare una popolazione pingue e ricca adatta
a soddisfare le brame dei cacciatori.» Ovvero riconosce che sono troppi,
che sono un problema. Ma poi, ecco che proprio con i cacciatori se la prende
perché li uccidono, facendo capire che lei sarebbe contraria: «(questo purtroppo non li salva dalla morte a
cui sono destinati). (…) affidata alle
allegre brigate dei “cinghialari” (…). Altrettanti
cinghiali vengono uccisi illegalmente cacciati con trappole, lacci e fucili a
pallettoni. Di notte e di giorno. A decine di migliaia. Ma non per svuotare e
rendere più sicuri i nostri boschi (...). Chiudiamo entrambi gli occhi e tappiamoci le orecchie se sentiamo spari
e fuori strada che rombano con il loro carico di carne di cinghiale. Lasciamo
che continuino ad essere i cacciatori, nella legalità e nell’illegalità a
gestire la nostra fauna. Non preoccupiamoci se le lobby dei “cinghialari”
impediranno che il problema del soprannumero dei cinghiali (che apporta un
enorme danno all’agricoltura) venga veramente risolto.» Ovvero, silenzio
assoluto sulla soluzione del problema!
In
poche parole, la Pratesi vuole la botte piena e la moglie ubriaca. Secondo lei
i cinghiali sono troppi ed andrebbero ridotti e drasticamente di numero, ma poi
si schiera subito contro l’unica categoria di cittadini che a questo problema
possono porre rimedio. Come non chiedersi, ma questa Pratesi, i cinghiali li
vuole o non li vuole? Ne vuole tanti o ne vuole pochi? E se sono troppi, a chi
affiderebbe il compito di ridurne il numero? Ai soliti “professionisti del
catastrofismo animale” che attraverso studi e progetti, magari lautamente
pagati dall’Unione Europa, ci verranno poi a dire che bisogna lasciare crescere
i lupi affinché vi provvedano (come se i lupi fossero poi così fessi da lasciare
in pace il bestiame domestico per darsi invece da fare a seguire le indicazioni
dei “faunisti” del WWF e predare quindi solo cinghiali, cervi e caprioli
anziché le ben più disponibili e facili pecore, capre, cavalli, vacche e cani!).
Oppure, pretenderà di obbligare gli agricoltori a circondare ogni campo coltivato con recinti elettrici, per i quali, che siano a spese dei proprietario o dell’apparato pubblico, sempre di milioni di euro si parlerebbe?
I
cacciatori possono essere grandi attori nel mondo della conservazione, specie
faunistica: la si smetta di vilipenderli e si cerchi una loro collaborazione
per il bene del… bene Natura (che non è solo animali: Aldo Leopold, Theodore
Roosevelt, Jim Corbett, Erminio Sipari, Mario Incisa della Rocchetta, Renzo
Videsott, Fabio Osti, Mario Rigoni Stern, e tanti tanti altri, anche viventi -
tutti ambientalisti cacciatori -, insegnano!).
Franco Zunino - Direttore Generale A.I.W
Nessun commento:
Posta un commento