Parco Aspromonte: progetto per la tutela dell’ululone appenninico
L’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte ha avviato azioni dirette alla tutela dell’ululone appenninico (Bombina pachypus), anfibio endemico dell’Italia peninsulare, la cui presenza è ristretta alla catena appenninica, dalla Liguria fino all’Aspromonte.

I dati positivi, sino ad ora acquisiti, hanno spinto i due partner istituzionali a prevedere un ampliamento delle attività di indagine sulle popolazioni, presumibilmente le uniche demograficamente stabili per questa specie. Si è deciso di intervenire con un articolato piano di ricerca finalizzato alla conservazione della specie, da svolgersi presso l’area del Parco Nazionale d’Aspromonte, ed organizzato in quattro fasi: monitoraggio ed aggiornamento delle conoscenze sui siti riproduttivi; studio della struttura genetica dei popolamenti del Parco ed identificazione della composizione ottimale degli stock di riproduttori per successivi interventi di reintroduzione; valutazione dei parametri immunologici e del microbioma epidermico nelle interazioni ospite-patogeno; allestimento di un centro pilota per azioni di conservazione ex-situ.
A conclusione delle quattro fasi di lavoro previste, saranno dunque disponibili tutte le informazioni necessarie a predisporre tempestivi ed efficaci interventi di conservazione attiva, anzitutto per le popolazioni residenti nell’area di studio, ma a tutto vantaggio di popolazioni residenti anche in altre porzioni dell’areale. Al fine di verificare la fattibilità dell’allevamento ex situ, l’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte ha previsto la realizzazione di un’area presso l’Osservatorio della Biodiversità di Cucullaro, ove saranno costruite 4 pozze artificiali in cui allevare i primi soggetti in via sperimentale.
Le azioni intraprese dall’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte nascono dagli stimoli forniti dalle più recenti indagini svolte nel 2013 per la compilazione della Lista Rossa dei Vertebrati Italiani e per il Terzo Rapporto per la Direttiva Habitat, in cui viene segnalata una riduzione numerica degli individui adulti di ululone appenninico tra il 50 e l’80% negli ultimi 10 anni e le popolazioni vengono descritte come in “cattivo stato di conservazione”
In linea con quanto previsto dalla Strategia Nazionale per la Biodiversità appare dunque improrogabile un impegno concreto indirizzato ad invertire il trend osservato e ad inaugurare una fase di gestione attiva delle popolazioni di questa specie, impegno che l’Ente presieduto da Giuseppe Bombino si è assunto con immediatezza e convinzione.
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