lunedì 17 agosto 2015

Programma di Sviluppo Rurale Puglia 2014-2020. 

Come evitare che diventi un'altra offesa per la natura.

 

Finora si è rivelato un Programma di Spesa più che di Sviluppo con continue insidie per la conservazione degli habitat e delle specie animali e vegetali selvatiche 

 
 
Un altro grido d'allarme per la spesa della Regione Puglia finalizzata all'attuazione del Programma di Sviluppo Rurale (P.S.R.) 2007-2013, quello lanciato quest'oggi dalla pagine de La Gazzetta del Mezzogiorno. Certo, un grido che non può rimanere inascoltato ma che non esprime la vera questione che attanaglia ormai da almeno tre cicli la programmazione pugliese dei fondi comunitari per lo sviluppo rurale. Una questione che deve far conto, prima di tutto, con i documenti di programmazione (i Programmi Operativi) elaborati dagli "strateghi" regionali ovvero a cui la Regione si affida.
Il P.S.R. 2014-2020 messo a punto dalla Regione Puglia ha ricevuto centinaia di osservazioni da parte della Commissione U.E., molte delle quali coincidevano con quelle formulate da vari attori del Partenariato economico e sociale e da varie Autorità Ambientali (in primo luogo Enti gestori di aree naturali protette) e da varie associazioni protezionistiche. Osservazioni, peraltro, mai pubblicate sul sito della Regione e che mettevano in evidenza come la proposta di P.S.R. fosse assolutamente generica e foriera di ulteriori contraddizioni applicative; come non fosse in linea con la Strategia di tutela della biodiversità comunitaria e nazionale ed, in particolare, con gli obiettivi di Natura 2000 per lo sviluppo rurale. Le stesse osservazioni chiedevano, quindi, maggiore selettività nelle Misure e nei "territori speciali" (come i Parchi ed i Siti Natura 2000), evitando di "spalmare" le risorse su tutto il territorio regionale senza alcuna visione strategica.
Le osservazioni del partenariato, in particolare di quello istituzionale, mettevano anche in evidenza come fosse assolutamente urgente razionalizzare le procedure attuative del P.S.R. soprattutto in relazione a quelle di valutazione di impatto ambientale e di valutazione di incidenza. Oggi, un progetto finanziato con il P.S.R. non può essere realizzato prima di 18-24 mesi perché ingolfato in procedure autorizzative e valutative allucinanti non per se stesse ma per come non sono state organizzate e disciplinate a livello regionale. In questo senso ha gioco facile Enrico Wolleb di Ismeri Europa, oggi su Il Sole 24 Ore, nel dire che "le risorse disponibili risultano bloccate da anni a causa di una legislazione e di procedure ridondanti, costose e inefficienti, non allineate alle specifiche dettate dai Trattati e dalle regole dei fondi europei".
Adesso che il P.S.R. 2014-2020 proposto dalla Puglia è stato restituito al mittente dalla Commissione U.E., nessuno sa che cosa stia succedendo. Prima di Ferragosto il nuovo Assessore regionale alle Politiche Agricole, Leo Di Gioia, ha convocato il solo partenariato economico e sociale chiedendo contributi propositivi entro il 27 agosto. Il Partenariato istituzionale è stato ignorato e questo non è un buon segno. Tutti aspettano che il neo eletto Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, prenda di petto la questione e faccia porre mano in modo sostanziale alla proposta di P.S.R. da portare a Bruxelles. Sempre che gli "estensori da sempre incaricati", quelli che sono sempre in contatto con Bruxelles e che sanno che cosa vuole Bruxelles (sic!), lo consentano.

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