giovedì 20 agosto 2015

Oliver Rackham, ovvero l'ecologia storica - #1


Sei mesi fa moriva uno dei fondatori della branca della biologia che studia le interazioni con i territori e con la loro storia - Fu ospite a Bari nella prima edizione di "Mediterre - La Fiera del Parchi del Mediterraneo"


Oliver Rackham
Oliver Rackham, bizzarro signore, tipicamente british, che atterra all'aeroporto di Bari sotto un terribile temporale, indossando una giacca a quadri, pantaloni sdruciti ed un paio di saldali aperti con i piedi coperti da calzini bianchi. A tracolla un borsello di cuoio che, in seguito, si capirà che cosa nasconde.
Era il 2003, fine marzo, ed avevo invitato il professor Oliver Rackham
 alla prima edizione di MEDITERRE-Fiera dei Parchi del Mediterraneo. Una manifestazione di notevole rilevanza, almeno per come l'avevamo concepita noi dell'Ufficio Parchi della Regione Puglia (allora lavoravo lì) e Federparchi. Una sorta di Fiera itinerante nel Mediterraneo che facesse da cassa di risonanza alle aree naturali protette dell'Europa occidentale e meridionale, dell'Africa settentrionale, del Medio Oriente e dei Balcani. Insomma, un'ottima idea.
Cercai Rackham perché lui era uno dei padri fondatori di una disciplina scientifica straordinaria, l'ecologia storica, o ecostoria, attraverso la quale si cerca di comprendere l'evoluzione del paesaggio (sintesi dell'interazione tra natura e storia umana) e dell'ambiente naturale. E proprio lui, dopo aver scritto testi straordinari sull'analisi del paesaggio agrario inglese (countryside landscape), aveva descritto la storia naturale e culturale di Creta attribuendo all'azione delle capre selvatiche e degli incendi l'attuale paesaggio dell'isola dell'Egeo. In Italia, l'ecologia storica ha personaggi illustri come Diego Moreno e, in Puglia, Raffaele Licinio ma per lanciare MEDITERRE avevamo bisogno di un pezzo "da 90" internazionale.
Contattai il prof. Rackham, con la collaborazione di Anthony Green presso il Corpus Christi College di Cambridge dove insegnava. Dopo due o tre mail di informazioni, Rackham ha accolto l'invito a relazionare durante il convegno "La Conservazione della biodiversità ed i sistemi per la sua gestione nelle aree naturali protette" sul tema "La storia della natura nell'Europa mediterranea - L'impatto dell'Uomo" che pubblicherò nel post #3, mai pubblicato prima.
Ovviamente fu un successo straordinario con docenti e discenti dell'Università di Bari incantati nel sentir scorrere 15.000 anni con piacevolezza e precisione.
Ma da Oliver Rackham volevo qualcosa di più, volevo capire come interpretava una parte del territorio dell'istituendo Parco Nazionale dell'Alta Murgia (allora in fase finale di accordo tra Regione e Ministero dell'Ambiente), quella dei boschi di latifoglie de il Quarto, la Resega, Pellicciari, Pompei tra Altamura, Grumo e Toritto.
La mattina dopo  il convegno, partimmo da Bari alla volta dei boschi e, una volta giunti lì, capii che cosa celava quel borsello di cuoio a tracolla: una Moleskine su cui appuntava tutto quel che vedeva; disegnava impressioni paesaggistiche, schizzi molto interessanti che custodiva gelosamente. Gli chiesi che cosa pensasse di quel paesaggio e di quell'ambiente e come avremmo potuto saperne di più della sua genesi e della sua storia. Si mostrò interessato dall'alternanza di cedui e pascoli, di cedui matricinati e cedui plurimassacrati, dalla pesenza di costruzioni antiche con segni di modernità ormai abbandonate. Mi chiese se quei boschi erano stati di recente pascolati e gli spiegai che fino al 2000 arrivavano lì a pascolare fino ad oltre 500 vacche dalla Calabria ma che, dopo l'epidemia di blue tongue la movimentazione degli animali era proibita. E il bosco si stava richiudendo.
Dopo qualche giorno, Rackham mi inviò il documento che pubblico nel post #2 e che mai è stato pubblicato prima d'ora. Non ha mai chiesto nulla in cambio e mi sembra di vederlo ancora lì, nei boschi di Toritto.


 

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