domenica 7 maggio 2017

da "EFE Verde" - 05 maggio 2017






La popolazione di gallina prataiola in Spagna diminuita del 50%







In Spagna si concentra tra il 50 ed il 70% della popolazione mondiale.

L'ultimo censimento coordinato da SEO / BirdLife in Spagna mostra una riduzione media del 50% dei maschi e in regioni come Estremadura, Navarra e Murcia supera il 60%. Il declino della gallina prataiola, dichiarato "uccello dell'anno" nel 2017 da SEO / BirdLife, viene calcolato dopo aver confrontato i dati dei censimenti del 2005 e del 2016 (ultimo dato disponibile).




Due maschi di gallina prataiola in combattimento (disegno di Francesco Petretti)




La gallina prataiola (Tetrax tetrax) è una delle specie più rappresentative degli uccelli delle steppe spagnole, tuttavia la riduzione del numero di coppie è un dato confermato dall'ultimo censimento nazionale della specie.
La regressione della popolazione di questa specie può essere attribuita alla distruzione o alla conversione dei suoi habitat - campi di cereali e praterie - a causa delle aziende dedite a pratiche agricole intensive.
Il calo in Extremadura, Navarra e Murcia supera il 60%; in Aragona il 60%; nella regione di Madrid il calo è del 45%, simile a quella della Catalogna, con il 50%.
La regione di Castilla-La Mancha, centrale per le specie rappresentando il cuore della distribuzione della popolazione iberica, ha registrato un calo del 46% tra il censimento del 2005 e quello del 2016.
A questo calo della densità di popolazione gallina prataiola in Spagna bisogna sommare anche il calo del 47,8% del numero stimato di maschi riproduttivi in Portogallo, il che indica chiaramente che l'intera popolazione iberica si sarebbe dimezzata negli ultimi dieci anni.

"La gallina prataiola in Europa occidentale è al collasso."

Questi dati mettono in pericolo l'intera popolazione di gallina prataiola in Europa occidentale, costringendo a riconsiderare il suo attuale stato di conservazione a livello nazionale spagnolo da "quasi a rischio" a "vulnerabile".
Il primo censimento nazionale della gallina prataiola è stato condotto nel 2005 e ha mostrato una tenuta della dimensione della popolazione spagnola stabiltasi, poi, tra i 43.000 e i 71,700 individui, Si stima che negli anni '90 del secolo scorso abbia raggiunto il numero tra i 100.000 ed i 200.000 individui.







da "Il Mattino di Padova" 06 maggio 2017 - di Cristiano Cadoni






COSI' IN #VENETO ELIMINERANNO TUTTI MA PROPRIO TUTTI I #CINGHIALI IN TRE ANNI. CERTAMENTE! SICURAMENTE! QUALUNQUEMENTE!











venerdì 5 maggio 2017

da "The connection to your community" - 02 maggio 2017 - di Bill Hafker






Per conservare "la migliore idea americana":

i Parchi Nazionali






Gli americani ed i visitatori degli Stati Uniti stanno visitando i Parchi con numeri record. Tuttavia, di fronte a questo grande spettacolo di sostegno, il National Park Service sta affrontando una sfida seria: reperire 12 miliardi di dollari per riparare infrastrutture necessarie.

Probabili 500 milioni di dollari all'anno fino al 2047 dalle entrate pubbliche derivanti da royalties da petrolio e gas.









Come appassionato di Parchi Nazionali, mi sono sentito molto privilegiato di essere nel Parco Nazionale di Acadia il 25 agosto 2016 quando il National Park Service (NPS) ha celebrato il suo centenario. Ho trovato il mio ricordo preferito del Parco Nazionale; un'immagine delle iconiche "Bubbles at Jordan Pond", firmata dall'intera delegazione del Congresso del Maine. Erano lì per celebrare l'evento ed è stato stimolante ascoltare il loro appoggio unanime, bipartisan ed emotivo al Parco di Acadia e per l'intero sistema dei Parchi Nazionali. Mi ha fatto sperare il fatto che la mia delegazione del Congresso di Virginia sia stata inequivocabilmente favorevole ai numerosi siti del Parco Nazionale che siamo fortunati ad avere a pochi pochi minuti, o a poche ore, dalla contea di Fairfax.
Acadia National Park
Il National Park Service negli ultimi 100 anni ha protetto molti dei paesaggi più scenici dell'America, la sua diversa fauna selvatica, spesso minacciata, ed elementi chiave della nostra storia culturale. Mentre celebriamo 100 anni della "Migliore idea dell'America" ​​ed attendiamo ulteriori integrazioni al sistema, non dobbiamo perdere traccia del lavoro critico finalizzato a curare e mantenere le gemme già presenti nel sistema.

Gli americani ed i visitatori degli Stati Uniti stanno visitando i Parchi con numeri record. Tuttavia, di fronte a questo grande spettacolo di sostegno, il National Park Service sta affrontando una sfida seria: reperire 12 miliardi di dollari per riparare infrastrutture necessarie. Queste vanno dai percorsi non manutenuti, alle strade sgretolate, ai centri visitatori costruiti più di 50 anni fa in disperato bisogno di ristrutturazione. Alcune cose possono possono attendere maggior tempo per essere riparate, ma molte altre, come gli edifici storici, no. Sono rimasto in fila per usare un orinatoio accanto a un bagno chiuso, il cui uso continuo fa perdere i liquami non trattati nell'ambiente attraverso tubi vecchi o danneggiati. Queste infrastrutture decadenti mettono in pericolo sia il futuro di questi tesori del patrimonio americano, sia le economie locali che lo sostengono in modo significativo.

In Virginia, i Parchi Nazionali non sono solo luoghi che proteggono pezzi importanti del nostro ambiente e del patrimonio naturale, ma sono anche i motori economici più importanti. Secondo le stime del National Park Service, i visitatori dei Parchi Nazionali in Virginia, nel 2015, hanno speso 982,9 milioni di dollari nei territori locali. Questo ha sostenuto oltre 15.000 posti di lavoro ed ha aggiunto una stima di 1,3 miliardi di dollari nell'indotto economico in Virginia. I Parchi Nazionali in Virginia affrontano la spesa enorme di 816 milioni di dollari nelle riparazioni necessarie. I Rangers e il personale dei Parchi fanno il meglio che possono, ma se non affrontati, questi problemi influenzeranno negativamente, in alcuni casi in modo permanente, le condizioni di queste risorse preziose e l'esperienza dei visitatori, riducendone il numero. Se si continuerà a non finanziare le attività di ristrutturazione e restauro, il futuro di questi assett straordinari e la vitalità economica delle aziende e delle comunità locali dei Parchi, resterà minacciato.
Fortunatamente, la legislazione bipartisan recentemente introdotta dai senatori Mark Warner (Democratico della Virginia) e Rob Portman (Repubblicano dell'Ohio) fornirà al National Park Service più risorse per iniziare a fermare il degrado. Il National Park Service Legacy Act (NPSLA) potrebbe assegnare all'agenzia federale fino a 500 milioni di dollari all'anno fino al 2047 dalle entrate pubbliche derivanti da royalties da petrolio e gas. Questo disegno di legge, se adottato, contribuirebbe a mettere i nostri Parchi Nazionali sulla buona strada. Investendo nei nostri Parchi, non solo inizieremo ad affrontare il degrado delle loro infrastrutture, ma li renderemo più resilienti e pronti a continuare a accogliere i visitatori desiderosi di esplorare i luoghi più significativi e speciali della nostra nazione.

Il Congresso ha creato il National Park Service un secolo fa per proteggere gli affascinanti siti naturali, storici e culturali dell'America ed assicurare che gli americani ne possano godere. Non esiste un modo migliore, affinché il Congresso aiuti i nostri Parchi ad affrontare il loro secondo secolo, che sostenere i finanziamenti necessari per la manutenzione, mantenendo gli assett a livello mondiale.

Se amate i Parchi per ciò che contengono e raccontano del nostro Paese e dei suoi valori, o siete più interessati acché forniscano posti di lavoro e vitalità economica al Paese, la NPSLA e la ripartizione di fondi adeguati nei bilanci, è, se non "la migliore idea finanziaria dell'America", almeno un'idea che tutti dovremmo sostenere.

mercoledì 3 maggio 2017


Agricoltura malata





Politica agricola: 260.000 cittadini europei chiedono riforma radicale








Un messaggio forte e chiaro è arrivato oggi alla Commissione europea: la Politica agricola dell’Unione europea deve essere cambiata in modo radicale.






E’ quanto hanno chiesto 260mila cittadini e più di 600 organizzazioni della società civile e imprese che hanno partecipato alla consultazione pubblica, indetta dalla stessa Commissione Europea, sulla Politica agricola, che si è conclusa ieri 2 maggio.
La grande mobilitazione è stata lanciata da Wwf Europa, BirdLife Europa e European Environmental Bureau tramite la campagna Living Land, (www.living-land.org) e ripresa in Italia da nove associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica e biodinamica, che hanno contribuito, tramite il sito www.cambiamoagricoltura.it alla campagna europea con 33mila firme: Associazione Medici per l’ambiente, Aiab, Associazione agricoltura biodinamica, Fai, Federbio, Legambiente, Lipu, Pronatura e Wwf.
260mila cittadini, e 600 tra organizzazioni e imprese, che includono ambientalisti, agricoltori biologici, associazioni di promozione sociale, di attenzione alla salute umana e al benessere degli animali, chiedono all’Europa una Politica agricola europea che protegga il clima e l’ambiente, sia equa per agricoltori e consumatori, e garantisca una produzione di cibo sana e sostenibile.
Il messaggio è chiaro – dichiarano Associazione Medici per l’ambiente, Aiab, Associazione agricoltura biodinamica, Fai, Federbio, Legambiente, Lipu, Pronatura e Wwf –. I cittadini europei vogliono che i loro soldi vengano investiti a favore di un’agricoltura sostenibile e delle comunità rurali, che preservi le risorse naturali e le specie. E’ una istanza che la Commissione europea dovrà tradurre in una nuova ambiziosa politica che rimetta in salute la biodiversità, gli ambienti naturali e i paesaggi erosi da pratiche intensive e abuso di pesticidi e fertilizzanti”.

La Politica agricola comune, che impegna il 40% del budget dell’Unione europea, è da sempre un pilastro del sostegno alla produzione agroalimentare europea, ma nonostante i correttivi introdotti nel tempo essa continua a sostenere la produzione secondo modalità insostenibili, per l’ambiente e per le stesse comunità rurali.
Un’agricoltura che è responsabile della perdita di biodiversità in Europa, con la scomparsa di specie come gli uccelli tipici degli ambienti agricoli e le api, del degrado e dell’erosione dei suoli, oltre che del continuo calo di occupati e di imprese attive nel settore. Numerose evidenze mostrano come le nostre aree rurali hanno perso più del 58% dei loro uccelli tipici dell’ambiente agricolo, e inoltre il 24% dei bombi e altri insetti impollinatori, sono minacciati di estinzione, con enormi perdite a livello economico.
La crescente intensità delle lavorazioni agricole e il continuo impiego di sostanze chimiche di sintesi sono poi responsabili di fenomeni sempre più preoccupanti di contaminazione delle acque e di degrado ed erosione dei suoli. In Europa quasi il 10% dei suoli agricoli è affetto da fenomeni di erosione che, se non arrestati, portano alla perdita completa di fertilità, mentre il degrado della sostanza organica dei suoli causato dall’agricoltura intensiva causa emissioni di gas serra per oltre 100 milioni di tonnellate/anno. La Pac inoltre fallisce nel sostenere l’economia e il lavoro nelle aree rurali: tra il 2007 e il 2013, circa il 20% degli impieghi nel settore agricolo sono andati persi, e molti altri piccoli agricoltori sono stati espulsi dal mercato.
La Commissione europea presenterà i risultati della consultazione pubblica in una conferenza a Bruxelles il prossimo 7 luglio e pubblicherà una Comunicazione sul futuro della Pac prima della fine del 2017. La nuova Politica agricola comune dovrà essere implementata in tutti gli Stati membri entro il 2021.

martedì 2 maggio 2017

Un articolo scritto nel 2014 dallo zoologo Carlo Consiglio. Ancora più che valido







Occorre abbattere i cinghiali per limitarne i danni?







Da oltre 30 anni il cinghiale arreca gravi danni all'agricoltura in tutta Europa; le autorità decretano abbattimenti, ciononostante l’ammontare dei danni  continua a crescere. Evidentemente la caccia non è un metodo efficace per prevenire o ridurre i danni. La soluzione può venire solo dalle più recenti ricerche sull'etologia e sull’organizzazione sociale dei cinghiali stessi, da cui sembra risultare che il disturbo arrecato dalla caccia causi un aumento della fertilità e quindi dei danni. Metodi efficaci sembrano essere invece le recinzioni elettriche e la pasturazione in foresta.





Il cinghiale (Sus scrofa) è diffuso in gran parte dell'Europa e dell'Asia (eccetto le parti più settentrionali). Nel 1911 il cinghiale era assente in Italia settentrionale ed aveva una distribuzione in Italia peninsulare assai ridotta (26). Il livello minimo della distribuzione si raggiunse con la seconda guerra mondiale. Negli ultimi 30 anni, l'areale del cinghiale in Italia si è più che quintuplicato. Cause di questo fenomeno sono state lo spopolamento della montagna con conseguente recupero del bosco, nonché le immissioni a scopo venatorio, che sono state fatte spesso con soggetti provenienti da allevamenti, ed anche appartenenti a sottospecie non autoctone e perfino ibridati con maiali domestici (46). È probabile che ciò abbia condotto ad un aumento della fertilità, perché è noto che gli animali domestici sono in genere più prolifici dei loro antenati selvatici, ed è quindi verosimile che anche l’ibrido tra un animale domestico ed uno selvatico, avendo caratteri intermedi, sia più prolifico dell’antenato selvatico.


IMPORTANZA DEI DANNI

I danni causati dal cinghiale sono molto rilevanti; basti considerare che, secondo Toso & Pedrotti, "sino all'80% dei fondi a disposizione delle Amministrazioni provinciali per far fronte all'impatto causato dalla fauna selvatica sulle attività antropiche di interesse economico vengono (…) annualmente destinati al risarcimento dei danni causati dal cinghiale" (46). In Francia i danni arrecati dai cinghiali nel 1982 ammontavano a 24 milioni di franchi; i danni ai cereali erano soprattutto alla semina ed allo stadio lattiginoso (48). In tutta Europa il cinghiale arreca danni all'agricoltura per oltre 80 milioni di euro all'anno (32).


STRUTTURA DI POPOLAZIONE
I cinghiali vivono normalmente in gruppi sociali (compagnie) formati da 1 a 23 individui (Dardaillon - 7) o da 4 a 34 individui (Vassant ed altri - 49). Questi gruppi sono formati da femmine dell'anno e adulte oppure solo femmine dell'anno, ed eventualmente i loro piccoli. Le femmine lasciano la compagnia al momento del parto, e la raggiungono di nuovo 2-3 settimane più tardi. La posizione dominante è occupata da una scrofa, spesso la più anziana, in ogni caso la più vigorosa (25).
Secondo uno studio svolto in Haute-Marne (Francia) da Vassant ed altri, le compagnie sono formate unicamente da femmine e dai giovani dell’anno; i giovani maschi vi restano fino alla ristrutturazione (fase di rimaneggiamento dopo le nascite). Le compagnie mostrano una grande stabilità: mai una scrofa o una giovane femmina si è integrata nelle compagnie figlie al momento della ristrutturazione. Se la scrofa conduttrice scompare (uccisa nella caccia), un’altra femmina prende la guida della compagnia. Se tutte le femmine scompaiono, i giovani restano insieme senza integrarsi in altre compagnie né accogliere cinghiali estranei. Nessun cinghiale senza parentela può integrarsi in una compagnia, nemmeno al momento della ristrutturazione, come confermato da analisi genetiche (49).
Anche Kaminski ed altri, in uno studio durato 12 anni su una popolazione della Francia orientale, hanno dimostrato che i gruppi sociali sono formati da femmine sorelle o cugine, e non contengono mai femmine non apparentate (18).
In uno studio fatto in Giappone sulla sottospecie Sus scrofa leucomistax è stato trovato invece che ogni compagnia include una sola femmina adulta (28).
I maschi di 8-9 mesi formano piccoli gruppi poco stabili, di 3-4 individui; poi diventano solitari (14) (25).


SINCRONIZZAZIONE DELL'ESTRO E DEL PARTO
Le femmine di quasi tutti gli ungulati europei o sono monoestre o hanno un breve periodo di estri ripetuti. Unica eccezione è il cinghiale nelle cui femmine il periodo fertile può talora estendersi a tutto l'anno (1).
Delcroix ed altri hanno tenuto due gruppi di cinghiali femmine in recinti in condizioni seminaturali, in presenza o in assenza di maschi. Nel gruppo con presenza di un maschio tutte le femmine adulte partorivano entro 4-6 giorni. Nel gruppo senza maschi tutte le femmine mostravano un aumento del progesterone nella stessa settimana (8). Il fatto che i piccoli di uno stesso gruppo siano in genere allo stesso stadio di sviluppo conferma che si ha sincronizzazione dell'estro (7), (11), (14). Mauget in una popolazione che vive in ambiente naturale in Francia occidentale ha constatato una sincronizzazione delle nascite delle femmine dello stesso gruppo sociale entro 10-15 giorni (23). La sincronizzazione dell’estro tra le femmine dello stesso gruppo sociale è dovuta al rilascio di feromoni (30), (42). Si ha quindi tipicamente una riproduzione stagionale regolata dall’ormone melatonina secreta dall’epifisi o ghiandola pineale, che è a sua volta influenzata dal fotoperiodo (42). La sincronizzazione del parto tra le femmine dello stesso gruppo sociale conferma che vi è un meccanismo che causa la sincronizzazione dell'estro (17), (29). Delgado-Acevedo ed altri nei cinghiali inselvatichiti del Texas meridionale hanno trovato sincronizzazione dell’estro, che non influiva sull'accoppiamento promiscuo, con paternità multipla nel 33% delle cucciolate in 7 di 9 siti (9). Maillard & Fournier hanno affermato che le nascite in Francia meridionale sono precoci (febbraio-marzo) e “sincronizzate” nelle annate in cui le ghiande sono abbondanti (19); in realtà essi si riferivano alla distribuzione delle nascite dell’intera popolazione nell’anno, e non alla vera sincronizzazione che è un fenomeno che avviene all'interno del gruppo sociale.

Carlo Consiglio

INFLUENZA DELLA CACCIA SULLA SINCRONIZZAZIONE DELL’ESTRO

In Canton Ticino (Svizzera) Moretti ha riscontrato una perdita della sincronizzazione dell'estro in una popolazione introdotta negli anni 1980 e cacciata, con una curva delle nascite bimodale con due picchi, uno in marzo ed uno tra giugno e luglio, con le femmine che si riproducono già nel primo anno di vita in maggior misura che in una popolazione naturale; questo fatto, insieme all'abbondanza di cibo, permette di prevedere un aumento della popolazione negli anni successivi (27). Anche Apollonio ed altri affermano che negli ungulati poliestri (comprendenti anche il cinghiale), anche se tutte le femmine alla fine si riproducono, il continuo disturbo provoca il prolungamento del calore, con perdita della sincronizzazione dei parti. Essi osservano quindi che la caccia nel periodo degli accoppiamenti dovrebbe essere evitata, perché causa la dispersione dei gruppi (1). Kaminski ed altri hanno osservato che le femmine dell'anno che restavano nel gruppo sociale in cui erano nate si riproducevano assai meno spesso di quelle che lo lasciavano prima di riprodursi, con differenza statisticamente significativa (18). Secondo Meynhardt la scomparsa della scrofa conduttrice causa la disorganizzazione del gruppo, finché si formerà una nuova compagnia intorno a una scrofa che abbia saputo imporre la sua autorità (25). Ma Rosell ed altri in Spagna sostengono che i gruppi sociali continuano ad usare l'area anche dopo l'uccisione o la cattura delle femmine adulte (33). Anche se non fosse vero che la caccia disperde i gruppi sociali, è probabile che essa causi indirettamente un aumento della riproduzione e quindi dei danni, attraverso la perdita della sincronizzazione dell’estro.


INFLUENZA DELLA CACCIA SULLA RIPRODUZIONE IN GENERE
Herrero ed altri hanno confrontato due popolazioni iberiche di cinghiali, una nei Pirenei poco cacciata in foresta con molti rifugi, ed una nella Valle dell'Ebro intensamente cacciata in terreno agricolo con pochi rifugi, ambedue senza foraggiamento aggiuntivo, ed hanno trovato che nella popolazione intensamente cacciata quasi tutte le femmine restavano gravide già nel primo anno di età, mentre nella popolazione poco cacciata la maggior parte delle femmine non rimaneva gravida che nel secondo anno di età (15). Servanty ed altri in una popolazione di cinghiali pesantemente cacciata in Haute-Marne nella Francia nordorientale hanno trovato un'alta percentuale di giovani riproducentisi già nel primo anno d'età, ed un abbassamento della soglia di peso oltre la quale la riproduzione avviene (39). Gamelon ed altri in Francia nord-orientale hanno studiato una popolazione di cinghiali soggetta ad una pressione venatoria crescente per 22 anni consecutivi, trovando che le date di nascita si sono anticipate di 12 giorni durante l'intero periodo (12). Sembra quindi che la caccia provochi l’aumento della prolificità e quindi della grandezza di popolazione e dei danni. In Scania (Svezia) Thurfjell ed altri hanno osservato aumento o diminuzione dei movimenti dei cinghiali nel giorno della battuta di caccia o nella notte successiva, cosa che in teoria potrebbe avere influenza sulla riproduzione (43).
Come controprova, citiamo Cahill & Llimona, che in un parco urbano presso Barcellona, dove l'abbattimento dei cinghiali è permesso solo sul 10% della superficie, hanno osservato in un periodo di 8 anni un andamento della grandezza di popolazione abbastanza costante, con due picchi attribuiti all'abbondanza di ghiande (4).
Invece Ditchkoff ed altri, confrontando tra loro due aree in America settentrionale, una in cui i cinghiali erano sottoposti ad abbattimenti e l'altra di controllo, sebbene in quest'ultima la densità del cinghiale fosse più del 65% maggiore, non poterono rilevare alcuna differenza tra le due aree per grandezza delle cucciolate, massa ovarica, e massa e numero dei corpi lutei (10). Mauget in Francia occidentale ha osservato due stagioni di parti in alcune annate, attribuendoli all'abbondanza del cibo, con femmine che partorivano due volte nello stesso anno (23). Anche secondo Graves la presenza di una seconda stagione riproduttiva in autunno in cinghiali rinselvatichiti è legata alla disponibilità di cibo (14). Secondo Maillard & Fournier l'alta fertilità in certe annate è dovuta all'abbondanza di ghiande (19). È probabile che ambedue le cause indicate da differenti Autori (la caccia e l'abbondanza del cibo) siano efficaci a provocare un aumento della fertilità. Toïgo ed altri in uno studio durato 22 anni asseriscono che nel cinghiale non vi è compensazione tra mortalità naturale e mortalità venatoria; a differenza degli altri ungulati che massimizzano la sopravvivenza dell'adulto, il cinghiale investe di più nella riproduzione, per cui anche i mezzi per controllare le sue popolazioni devono essere differenti (45). Infine secondo Ježek l’aumentato successo riproduttivo dei cinghiali è dovuto al miglioramento climatico (17).


INFLUENZA DELLA CACCIA SULLA GRANDEZZA DELLA POPOLAZIONE

Boitani ed altri affermano che il cinghiale è una specie molto adattabile con strategia “r”, il che implica che l’espansione delle popolazioni di cinghiali in Europa non può essere controllata con i modi di caccia tradizionali (3). Toïgo ed altri in Francia hanno trovato che una popolazione pesantemente cacciata continuava ad accrescersi nonostante che la probabilità per un cinghiale di essere ucciso fosse superiore al 40% all’anno (70% per i maschi adulti) non compensata da alcuna riduzione nella mortalità naturale (44). Servanty ed altri concludono che quando una popolazione è pesantemente cacciata, aumentare la mortalità in una sola classe d’età (ad esempio solo adulti o solo giovani) può non permettere di limitare l’accrescimento della popolazione (40). Secondo Csányi la pressione venatoria è insufficiente per impedire l'accrescimento della popolazione di cinghiali; questi sono favoriti dall'aumento delle superfici forestali e dall'estensione dell'agricoltura che fornisce habitat adatto e cibo; inoltre la distribuzione sparsa dei distretti venatori fa sì che molti animali possano sfuggire verso zone dove non vengono cacciati (6).


INFLUENZA DELLA CACCIA SUI DANNI

In provincia di Siena vi sono due diversi gruppi di popolazioni di cinghiali, ambedue sottoposti alla caccia. Nella parte occidentale della provincia (Val di Farma) il cinghiale è autoctono, è molto numeroso ma ha una struttura per classi di età ben equilibrata e non causa danni gravi all'agricoltura; il cibo viene somministrato solo in estate ed in foresta. Nella parte orientale (Chianti e Val di Chiana) il cinghiale è stato introdotto a scopo venatorio, viene foraggiato liberamente, è meno numeroso ma ha una struttura sbilanciata per classi di età, con prevalenza di individui giovani, e causa gravi danni all'agricoltura (24). Sembra quindi che i danni arrecati dal cinghiale all'agricoltura dipendano dalla caccia e dalla gestione.
Secondo Boitani & Morini, in assenza di un adeguato programma di monitoraggio, eventuali interventi di prelievo potrebbero risultare inefficaci per ridurre i danni; addirittura la popolazione, sottoposta ad interventi inadeguati, potrebbe anche produrre danni maggiori (2). Secondo Marsan ed altri "un esasperato prelievo non selettivo sul cinghiale produce subito la riduzione degli effettivi, ma questa riduzione viene immediatamente compensata da un aumento del tasso di incremento utile annuo della specie; una popolazione costituita prevalentemente da animali giovani tende a produrre maggiori danni di una naturale, indipendentemente dalla sua densità" (20). Marsan ed altri dimostrano che la densità del cinghiale non è influenzata da una pesante pressione venatoria, e pertanto un aumento della pressione stessa non può ridurre i danni alle coltivazioni (21). Secondo il rapporto dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica, "la forma di caccia attualmente più utilizzata, la braccata con i cani da seguito, crea spesso una destrutturazione delle popolazioni, caratterizzate da elevate percentuali di individui giovani, responsabili di un sensibile aumento dei danni alle colture" (16). Secondo Thurnfjell ed altri, il tipo di caccia influisce sulla strategia di difesa adottata dal cinghiale (fuggire o nascondersi) e quando questo adotta la seconda sceglie un cibo che non possa essere monopolizzato, con conseguenze sui danni; inoltre, in caso di cacce al seguito, alcuni cinghiali si allontanano fino a 20 km, ed in seguito alla fuga essi utilizzano maggiormente la foresta e le colture e meno i luoghi aperti; ciò può essere dovuto a competizione con gruppi di cinghiali residenti; quindi le femmine che fuggono da cacce al seguito possono aumentare il loro uso di campi coltivati, arrecando danni (43). Infine Scillitani ed altri osservano che la caccia causa un aumento della mobilità dei cinghiali (per sfuggire alla caccia stessa) e quindi un aumento dei danni; consigliano pertanto di ridurre la pressione venatoria e soprattutto evitare battute di caccia nella stessa area a brevi intervalli di tempo (38).
Un altro tipo di danno che potrebbe essere provocato dalla caccia, specialmente quella con molti cani e battitori, è quello di una maggiore diffusione della febbre suina classica (CSF) (41).
Invece secondo le ricerche svolte in Svizzera da Geisser & Reyer gli abbattimenti sarebbero l’unico metodo efficace per ridurre i danni dei cinghiali (13).


MISURE ALTERNATIVE ALL'ABBATTIMENTO

Reimoser & Putman osservano che basse densità di ungulati non sono sempre associate con danni ridotti, né alte densità con danni elevati. Essi ribadiscono con forza che il solo controllo del numero degli ungulati può non essere efficace per ottenere una riduzione del danno e che occorre esplorare approcci alternativi quali recinzioni, foraggiamenti, metodi culturali, ed altri (32).
In Francia i repellenti chimici (odorosi e gustativi) hanno dato scarsi risultati; quelli acustici sono inefficaci. Le recinzioni elettriche invece hanno dato buoni risultati: le superfici coltivate a mais distrutte sono state 114 ettari con protezione e 246 ettari senza protezione (Vassant & Boisaubert) (48).
Secondo Santilli, le recinzioni elettriche permettono di conseguire risultati "davvero eccezionali" nella prevenzione dei danni, raggiungendo perfino il loro azzeramento; a tale scopo è opportuno che le recinzioni stesse siano disposte in maniera lineare lungo il confine tra bosco e coltivi e non circondando singolarmente ogni singola parcella coltivata; inoltre l'apposizione delle recinzioni dovrebbe essere accompagnata da un foraggiamento dissuasivo, altrimenti la recinzione non può resistere a lungo all'urto continuo e prolungato dei cinghiali in cerca di cibo, perché la corrente elettrica può dissuadere ma non sfamare (34)! In Slovenia le recinzioni elettriche per proteggere il mais dai cinghiali hanno avuto un’efficienza del 100% (51). Nel Texas le recinzioni elettriche riducevano i danni arrecati dai cinghiali al sorgo del 64% (31). Secondo Schley ed altri le recinzioni dovrebbero essere erette solo dopo la semina e quando i cereali sono allo stadio lattiginoso (37).
Vassant & Breton in Francia nord-orientale hanno ottenuto una forte diminuzione dei danni al frumento allo stato lattiginoso distribuendo mais in foresta (50). A Puechabon in Francia meridionale la distribuzione di mais a scopo dissuasivo ha permesso di ridurre i danni arrecati dai cinghiali alle vigne, permettendo di risparmiare più del 60% degli indennizzi corrisposti agli agricoltori (5). Tuttavia secondo Schley ed altri il foraggiamento supplementare dei cinghiali può essere responsabile dell'aumento della popolazione del cinghiale e quindi indirettamente dell'aumento dei danni; esso può agire in modo dissuasivo e ridurre i danni solo a quattro condizioni: 1) densità dei cinghiali inferiore a 15 individui per 1000 ettari; 2) cibo fornito solo nel periodo critico; 3) cibo sparso su una vasta area; 4) cibo fornito in foresta ad almeno 1 km dal margine della foresta (37).
Inoltre l'orzo e gli altri cereali tricomatosi, che vengono evitati dai cinghiali, dovrebbero essere piantati vicino alle foreste, mentre il mais ed i cereali non tricomatosi dovrebbero essere piantati lontano dalle foreste (37).
Anche secondo Vassant occorre impiantare le colture vulnerabili (grano e mais) a più di un chilometro dai boschi, mentre i cereali “barbuti” possono essere piantati al margine delle foreste perché assai poco consumati dai cinghiali. Il foraggiamento dissuasivo è efficace se il mais viene sparso in strisce larghe 10-20 metri, ed in quantità di 40-50 kg per chilometro, e permette di ridurre i danni ai cereali allo stato lattiginoso del 70%. Le colture dissuasive di mais in foresta sono invece troppo costose e difficili e di basso rendimento (47).
Invece secondo Geisser & Reyer recinzioni elettriche e foraggiamento in foresta sarebbero inefficaci (13).
Il trattamento del mais con repellenti è molto efficace nel ridurre drasticamente il consumo sec. Santilli ed altri (35), mentre non ha un effetto significativo nella riduzione dei danni secondo Schlageter ed altri (36).
Un altro metodo alternativo è quello della telecontraccezione, iniettando a distanza negli animali il vaccino GonaCon con un apposito fucile. Questo metodo è stato recentemente perfezionato ed ora è possibile con una sola fiala avere un effetto durevole per vari anni (22).


CONCLUSIONI

La caccia non sembra un rimedio efficace per contrastare i danni dei cinghiali all'agricoltura, anzi, attraverso la perdita della sincronizzazione dell’estro e l’aumento della fecondità, potrebbe essere considerata come una causa dei danni stessi. Metodi alternativi, quali recinzioni elettriche e foraggiamento dissuasivo, sembrano al contrario molto efficaci.


BIBLIOGRAFIA
1) Apollonio M., R. Putman, S. Grignolio & L. Bartoš 2011. Hunting seasons in relation to biological breeding seasons and the implications for the control or regulation of ungulate populations. In: M. Apollonio, R. Andersen & R. Putman (eds.), Ungulate management in Europe: Problems and practices, Cambridge University Press, London, UK: 80-105.

2) Boitani L. & P. Morini 1996. Linee guida per il controllo delle popolazioni di cinghiale in Italia. Ecosistema Italia, Settore diversità biologica WWF Italia, 22 pp.

3) Boitani L., P. Trapanese, L. Mattei & D. Nonis 1995. Demography of a wild boar (Sus scrofa L.) population in Tuscany, Italy. Gibier faune sauvage 12 (2): 109-132.

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