lunedì 31 agosto 2015

da "L'Unione Sarda - ed. Sassari" - 30 agosto 2015


Il Tritone sardo rischia l'estinzione



Tra i principali nemici, le capre




S.O.S. euprotto, la sua sopravvivenza è in pericolo. Il tritone sardo (Euproctus platycephalus), rara salamandra che ha scelto l’isola come sua unica casa, rischia l’estinzione. A minacciarla è l’intervento dell’uomo, che introduce in natura - accidentalmente o in maniera intenzionale - specie invasive: piante che mangiano le specie endemiche, capre selvatiche e gatti domestici, oltre al celebre gambero della Louisiana.

A lanciare l’allarme sono gli esperti dell’Ispra: addirittura il 20 per cento degli animali e delle piante in questo momento sarebbe a serio rischio. Nel caso dell’euprotto o tritone sardo, il suo nome compare già da tempo nella speciale lista rossa Iucn, compilata dall’Unione internazionale per la conservazione della natura.

Non solo. Al 2010 risale un piano predisposto dalla Regione per la conservazione dell’euprotto: a metterne in pericolo la sopravvivenza, oltre al numero sempre maggiore di pesci predatori, è l’eccessiva antropizzazione. È stato evidenziato infatti che nelle aree dove la densità abitativa è più elevata, dove si trovano scarichi fognari e depositi di rifiuti, il numero di esemplari della piccola salmandra si riduce notevolmente. La lunghezza massima si aggira sui 14–15 cm. In media i maschi sono più lunghi delle femmine. L’euprotto ama l’acqua: vive nei corsi d'acqua e neii laghetti non inquinati e con buona ossigenazione, prevalentemente nelle zone montane e collinari (Limbara e Gennargentu).
Tritone sardo (Euproctus platycephalus)

L’allarme Ispra riguarda anche l’isola di Tavolara: qui almeno sette tipi di piante endemiche sarebbero in pericolo. Per colpa, questa volta, della capra selvatica e del suo formidabile appetito.

da "The Times of India" - 31 agosto 2015


Una nuova speranza per salvare gli avvoltoi in India. In Europa tutto tace.



Il governo indiano ha vietato la commercializzazione di fiale multidose di diclofenac per uso umano, che dovrebbe dare una spinta alla conservazione delle popolazioni di avvoltoio nel Paese ed allo stesso tempo evitarne l'abuso sui bovini.

Nelle scorse due decadi, tre specie di avvoltoi hanno visto le loro popolazioni in drastico declino (vicino al 99%) negli ultimi due decenni in India. Recentemente (il 17 luglio) il governo indiano, mediante il Ministo della Salute e del Welfare familiare, ha notificato un provvedimento che rappresenta un sospiro di sollievo per le specie di avvoltoi a rischio di estinzione, così come emerge da una dichiarazione del Bombay Natural History Society (BNHS). In collaborazione con la Royal Society for the Protection of Birds (RSPB), con sede nel Regno Unito e con diversi governi satali indiani, In association with UK-based Royal and several state governments in the country, BNHS ha cercato di preservare gli avvoltoi attraverso l'allevamento in cattività, la ricerca ed il patrocinio legale.

Gli avvoltoi, considerati gli spazzini più efficienti in natura, si nutrono principalmente di cadaveri di animali selvatici e di ungulati domestici. Sono morti in larga scala dopo aver mangiato carcasse di animali d'allevamento cui era stato somministrato diclofenac 72 ore prima della loro morte. Gli avvoltoi soffrono di insufficienza renale e di accumulo di acidi urici negli organi interni.
Capovaccaio (Neophron pernocpterus) - Foto: www.altura-rapaci.org
Secondo la dichiarazione della BNHS, il recente provvedimento governativo ha sancito che, d'ora in poi, la formulazione di diclofenac per uso umano sarà disponibile in fiale per singole dosi di soli 3 ml. Questo consentirà di evitare il suo abuso sui bovini. Il basso costo di questo medicinale antiinfiammatorio, non steroideo, fa si che esso venga utilizzato per trattare dolori ed infiammazioni nei bovini e negli umani; ma è tossico per gli avvoltoi, così come dimostrano studi condotti dalla stessa BNHS e da altre organizzazioni.

L'India ha quindi anticipato l'Unione Europea e l'Italia nell'adottare provvedimenti di tutela delle popolazioni di avvoltoi dal diclofenac. Provvedimenti chiesti a gran voce, nel nostro Paese, dalla LIPU (Lega  Italiana per la Protezione degli Uccelli). Bruxelles, dicevano alla LIPU, “potrebbe chiedere all’Ema (Agenzia Europea per il Farmaco) di revisionare l’autorizzazione e le condizioni di utilizzo del Diclofenac a uso veterinario”. Ma non è accaduto nulla.
Per saperne di più: http://timesofindia.indiatimes.com/home/environment/flora-fauna/New-hope-for-saving-vulture-population/articleshow/48737736.cms

domenica 30 agosto 2015

da "La Stampa" - 30 agosto 2015


Abusiva nella Riserva naturale, il Re le concede l'indulto



Sembra una storia italiana, del Sud Italia, invece è una storia spagnola (anche se ci si somiglia...)





sabato 29 agosto 2015


Da "Nature" del 25 agosto 2015




Sfatato il mito dei crediti di carbonio



Secondo la prestigiosa rivista scientifica internazionale, si è creato un cortocircuito dopo l'entrata in vigore degli schemi di incentivazione dei crediti di carbonio: le industrie russe inquinano di più



In Russia gli impianti industriali hanno aumentato la loro produzione di rifiuti industriali rivendicando, successivamente, milioni di crediti di carbonio per la loro distruzione di loro dopo che il sistema di scambio internazionale di carbon credit è entrato in vigore. Lo rivela uno studio pubblicato su Nature Climate Change secondo il quale diversi impianti chimici russi hanno aumentato la produzione di gas serra d rifiuti a "livelli senza precedenti ", dopo che potrebbero trarre vantaggi finanziari dai crediti di carbonio. I crediti di carbonio garantiscono alle nazioni il diritto di emettere gas che contribuiscono al riscaldamento globale. Sono negoziati a livello internazionale sui mercati di carbonio, come l'Emission Trading Scheme dell'Unione europea, e il loro valore monetario è determinato da quanto gli acquirenti sono disposti a pagarli.
Le nazioni sviluppate sono in grado di guadagnare crediti di carbonio investendo in progetti di riduzione delle emissioni nell'ambito di un programma chiamato "Joint Implementation" (JI), concordato nel quadro del protocollo di Kyoto del 1997. Per il potente gas serra trifluorometano (HFC - 23 ) e per l'esafluoruro di zolfo (SF6), il valore dei crediti acquisiti può superare il costo di produzione di questi gas nel processo industriale, creando una spirale perversa per aumentare la produzione in modo da ottenere maggiori incentivazioni dai crediti.
"A causa del forte potenziale di riscaldamento globale di questi gas, si ottengono migliaia di crediti per ogni loro tonnellata", dice il co-autore dello studio Lambert Schneider, berlinese, specialista indipendente del mercato di carbonio mercato. "Così questi progetti divengono mutano facilmente in incentivi perversi ".
Per saperne di più: http://www.nature.com/news/carbon-credit-scheme-linked-to-increased-greenhouse-gas-production-1.18238?WT.mc_id=TWT_NatureNews

Da "The Economist" 29 agosto 2015


Depositi rifiuti nucleari: in attesa di quello italiano, negli Stati Uniti...


In Italia siamo ancora in attesa della proposta della Carta delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) ad ospitare il deposito nazionale per rifiuti radioattivi. Negli USA, il prossimo Presidente deciderà cosa fare delle scorie atomiche.



DOPO il calore atroce di un'estate in Virginia, sembra quasi valga la pena di saltare nella piscina del combustibile esaurito presso la stazione nucleare di Surry, sul fiume James, nel sud-est dello Stato. Ma sarebbe poco saggio.
Circa 25 piedi (poco più di 7,5 metri) sotto la superficie dell'acqua cristallina, brillano le punte degli elementi di combustibile radioattivo. Ogni 18 mesi un nuovo carico di combustibile esaurito - elementi di uranio racchiusi in zirconio - viene rimosso dai due reattori della centrale nucleare e immersi nella piscina, che assorbe il calore in eccesso e una parte delle radiazione più pericolose (e di breve vita). Rimangono lì per cinque anni, prima di essere spostati in contenitori di cemento che sembrano enormi lavatrici .
Depositi di rifiuti nucleari negli USA (da The Economist)
Ma che cosa accade poi? Fin dall'inizio del mandato di Barack Obama, in carica dal 2009, l'America non ha avuto alcun piano a lungo termine per i rifiuti nucleari. Come candidato, Obama ha promesso di opporsi al piano a lungo termine per costruire un deposito a Yucca Mountain, circa 80 miglia (129 chilometri) a nord-ovest di Las Vegas, per ottenere il sostegno di Harry Reid, il leader dei democratici del Nevada in Senato. Il risultato è che circa 70.000 tonnellate di rifiuti nucleari aspettano un deposito come quello di Surry, per essere stoccati in silos o in piscine. Il Senatore Reid, come il Presidente Obama, è in carica fino al 2017. I loro successori si troveranno ad affrontare una questione molto complicata: come riaprire il dibattito su cosa fare del combustibile esaurito.
Per saperne di più: http://www.economist.com/news/united-states/21662536-next-president-will-have-decide-what-do-about-radioactive-waste-faff-and-fallout?fsrc=scn/tw/te/pe/ed/faffandfallout

M5S in Sicilia: il Parco delle Madonie avrebbe potuto ridurre il numero dei cinghiali


L'Ente Parco siciliano non avrebbe mai attuato i piani di cattura già predisposti. Sembra che la mancata attuazione avrebbe favorito il ricorso al metodo della braccata con i cacciatori. Secondo il M5S si è comunque in emergenza (ma dati da monitoraggio sui cinghiali non se ne conoscono).




Piani di cattura mai attuati nel Parco regionale delle Madonie? Dalle carte sembrerebbe di sì. Il Movimento 5stelle siciliano vuole risposte certe dalla Regione.
Pronta una interrogazione all’Ars e una serie di accessi agli atti per chiarire la vicenda. I Cinquestelle: “Il presidente dell’Ente Parco (delle Madonie n.d.r.) in quarta commissione questa estate ha sostenuto il contrario, ma alcune note sembrano smentirlo”.
Perché i piani di cattura dei cinghiali nel Parco della Madonie non sarebbero mai stati attuati, e di chi è la responsabilità dell’introduzione della specie nella zona? E ancora, perché il presidente del Parco delle Madonie ritiene il metodo di cattura tramite ‘braccata’ migliore di quello con i chiusini? Sono alcuni dei quesiti cui cerca di dare una risposta una interrogazione del M5S all’ Ars, indirizzata al presidente della Regione e agli assessori all’Ambiente e all’Agricoltura. Con l’atto (prima firmataria Valentina Palmeri) i deputati Cinquestelle tornano ad occuparsi del caso suidi, balzato prepotentemente alla ribalta questa estate dopo l’aggressione mortale di questi animali (un incrocio tra cinghiali e maiali) a Cefalù. Per approfondire la questione i deputati hanno messo in cantiere pure una serie di accessi agli atti, per appurare fino a che punto le determinazioni prese in passato sull’argomento siano state applicate.
“Da una nota del 20 Maggio 2014 dell’Assessorato Risorse agricole in risposta al comune di Castellana Sicula, – affermano i deputati – abbiamo appreso che il piano di cattura e successivo abbattimento (quindi con l’uso dei cosiddetti chiusini) non sarebbe mai stato applicato, contrariamente a quanto dichiarato dal presidente del Parco, Pizzuto, durante la seduta informale che si è tenuta l’11 agosto in IV Commissione all’Ars”. “Infatti – sostengono i parlamentari Cinquestelle – da questo documento si apprende che con ben 2 note del 2013 e del 2014, l’Ente Parco afferma, prima, di non aver attuato il piano per mancanza di risorse finanziarie e, poi, chiede una proroga del piano di cattura nelle more del reperimento delle suddette risorse. Quindi, a meno che non siano accaduti improvvisi miracoli, non capiamo quando, ed eventualmente con quale efficacia, sia stato mai applicato il piano”. Oltre alla mancata applicazione del piano i deputati del Movimento contestano al presidente del Parco della Madonie il metodo di cattura da lui sostenuto (la cosiddetta braccata) e la sua proposta di allargare la platea dei selettori, anche a squadre organizzate di cacciatori.
“Il presidente del Parco – afferma Valentina Palmeri – dovrebbe sapere innanzitutto che la caccia è vietata all’interno delle aree naturali protette e che l’abbattimento selettivo con il metodo della ‘braccata’, cioè con cacciatori di selezione coadiuvati da mute di cani, rappresenta il metodo peggiore di controllo della fauna, come sostenuto anche dall’Ispra, in primo luogo perché provoca la rottura delle gerarchie all’interno del gruppo stesso e la dispersione del gruppo di suidi, che fuori controllo provocano maggiori danni. In secondo luogo perché la ‘braccata’ causa indirettamente impatti negativi anche su altre specie di fauna presenti nel parco, alcune delle quali particolarmente protette. Al contrario della braccata, la cattura con i chiusini ed il successivo abbattimento, previsti dai piani di controllo approvati, ma, a quanto pare, mai applicati, eliminerebbe l’intero gruppo familiare e risulterebbe molto meno invasivo”.
“Il caso suidi – sostiene la deputata Claudia La Rocca – è un altro capitolo ingarbugliato della nostra Regione da approfondire. Insomma, una legge già esistente, (lr 12/2008), mai applicata o applicata parzialmente fra versioni contrastanti. Sicuramente un’imminente richiesta di accesso agli atti da parte nostra ci chiarirà quanto in realtà sia stato fatto e se è vero che il piano di cattura, ormai ritenuto una soluzione blanda, sia stato realmente applicato, per quanto tempo e con quali risultati. Siamo consapevoli dell’estrema emergenza che ci ritroviamo davanti e che la dichiarazione di stato d’emergenza sembra l’unica strada percorribile. Ricordiamo, però, al presidente del Parco che la norma recentemente approvata recita che le attività di abbattimento diretto ‘non costituiscono in nessun caso esercizio di attività venatoria’ ”.
Sulle responsabilità della Regione mette l’accento il presidente dalla commissione Ambiente dell’Ars, Giampiero Trizzino.
“Le leggi già c’erano dal 2008. E’ paradossale che l’amministrazione si muova sempre e solo dopo una tragedia”

venerdì 28 agosto 2015

Tombe di 6mila anni fa diventano tavolo da pic-nic



Accade in Galizia (Spagna) e ne danno notizia Huffington Post e Washington Post. Forse per i progettisti il "paesaggio" non è stato poi così modificato...





Una tomba a tumulo del Neolitico ha fatto spazio ad un tavolo da pic-nic. Tranquilli, non siamo in Italia ma vicino la città di Cristovo de Cea, in Galizia, nel nord-ovest della Spagna. Il tutto è accaduto all'inizio di quest'anno. La Galizia è disseminata di siti neolitici e megalitici. José Luis Valladares, sindaco della città, si è lamentato con l'edizione spagnola del Huffington Post che, con il quotidiano locale "La Region" dicendo che i funzionari locali non sapevano della presenza dell'antico sito. Nessuno gli avrebbe detto nulla.

Petrolio in Val d'Agri e contrasti cromatici


Interessante reportage di Maurizio Bolognetti su radioradicale.it nel mondo dei pozzi petroliferi in uno degli angoli più belli e naturalisticamente più importanti d'Italia



L'Eni ha fatto dipingere con un murales, realizzato dall'artista messicano Raymundo Sesma, il muro perimetrale del Centro Olio Val d'Agri. Un intervento di maquillage che certo non può nascondere l'impatto sulle matrici ambientali esercitato da uno stabilimento che, in base alle direttive Seveso, è classificato a rischio incidente rilevante. Il messaggio rassicurante veicolato dal murales di Sesma e le opere di mitigazione ambientale non possono nascondere a un occhio attento i danni prodotti da 25 anni di attività di ricerca, prospezione e coltivazione idrocarburi, svolte a ridosso di sorgenti, dighe, in aree a rischio sismico e a rischio frana, in un territorio delicatissimo sotto il profilo idrogeologico.Per vedere il reportage: 
http://www.radioradicale.it/scheda/451531/contrasti-cromatici-nella-valle-dellagip-un-reportage-di-maurizio-bolognetti

In Inghilterra danno la caccia al tasso, quello vero


Il governo di Sua Maestà annuncia l'estensione degli abbattimenti del Tasso in tree Contee fino al 31 gennaio. La ragione, dicono, è sanitaria: fermare la tubercolosi nei bovini. Le proteste, però, montano...


Tasso (Meles meles)
E' la BBC ad informare che il programma di abbattimenti del Tasso (Meles meles) sarà esteso ad altre tre Contee britanniche per sei settimane consecutive, fino al 31 gennaio 2016. Nel Dorset sarà possibile abbattere minimo 615, massimo 835 capi; nel Gloucestershire, minimo 265 capi, massimo 679 (lo scorso anno minimo 615, massimo 1,091 (attualmente abbattuti 274 capi); nel Somerset, minimo 55 capi, massimo 524 (lo scorso anno, minimo 316, massimo 785 capi (attualmente abbattuti 341 capi). Tutto questo per una non ancora dimostrato rischio di trasmissione di tubercolosi ai bovini. 
L'analisi degli abbattimenti pilota condotti nel 2013, commissionata da DEFRA e da un gruppo indipendente di esperti, ha rilevato che la caccia ai tassi non si è rivelata efficace. I dati ufficiali mostrano che ogni tasso ucciso durante gli abbattimenti del 2014 è costato più di 3.300 sterline (oltre 4.500 Euro). Altri piani annunciati dal governo, includono test obbligatori per i bovini nella aree definite a basso rischio, come il nord e l'est dell'Inghilterra, per ridurre il rischio di nuovi casi di tubercolosi . A fronte di queste decisioni, montano le proteste contro i piani di abbattimenti.
Per saperne di più: http://www.bbc.com/news/uk-england-34084352?utm_content=buffer4969e&utm_medium=social&utm_source=twitter.com&utm_campaign=buffer

Anche dalla Puglia qualche buona notizia per la conservazione della fauna selvatica


Accade nel porto di Molfetta, in corso di ampliamento ed oggetto di inchieste giudiziarie "pesanti"


Fratino (Charadrius alexandrinus)



I manifesti limiti della pesca a strascico


Secondo la rivista scientifica Nature l'analisi rivela i danni all'ecosistema e i decrescenti ritorni economici per la pesca a profondità superiori a 600 metri


In un articolo pubblicato da Nature a firma di Mark Schrope, si evidenzia che la prima prova scientifica che la pesca a strascico in acque più profonde di 600 metri è ecologicamente dannoso e fornisce scarso ritorno economico, sta riaccendendo il dibattito su questa controversa pratica di pesca. Per anni scienziati europei, ambientalisti, politici e industriali della pesca hanno discusso se o come limitare la pesca a strascico d'altura, che i critici dicono causi enormi danni agli ecosistemi oceanici. Le ultime scoperte, che utilizzano i dati delle indagini per valutare come il rapporto tra pesce a scarso valore commerciale e quello ad alto valore commerciale vari in rapporto alla profondità, sono pubblicati in Biology (Clarke, J. et al. Curr. Biol. 25, 1–5 (2015).
"Penso che i risultati siano abbastanza robusti", afferma Les Watling, un biologo marino di grandi profondità presso l' Università delle Hawaii a Manoa. Dicono fondamentalmente che si sta sprecando tempo a pescare oltre i 600 metri."
Per saperne di più: http://www.nature.com/news/evidence-supports-trawling-depth-limit-1.18254?WT.mc_id=TWT_NatureNews 

giovedì 27 agosto 2015

Progetto pilota del Governo inglese per salvare il Tritone crestato

 

Un innovativo nuovo approccio per la sua protezione potrebbe rafforzare la popolazione e ridurre i problemi nella realizzazione di alcuni progetti

 

Natural England sta per lanciare un progetto pilota che porterà una maggiore flessibilità per il sistema di autorizzazioni per progetti che interessano siti in cui è presente il tritone crestato (Triturus carnifex), fornendo al contempo più habitat di specie.
L'obiettivo è quello di adottare un approccio più strategico alla conservazione dei tritoni, garantire che le risorse siano concentrate sulle popolazioni e sugli habitat, portando maggiori benefici alla specie. Allo stesso tempo, i processi autorizzativi sui siti in cui sono presenti tritoni, saranno molto
semplificati.


Specie protetta dopo un significativo declino


Il Tritone crestato è diminuito in modo significativo nel secolo precedente con il conseguente status di specie protetta secondo la normativa comunitaria. In quanto tale, è illegale catturare, uccidere, ferire o arrecare disturbo alla specie senza una specifica autorizzazione governativa.
Con il sistema attuale, i proponenti di progetti da realizzare nei siti in cui è presente il Tritone crestato, sono tenuti ad effettuare una valutazione prima di chiedere un'autorizzazione governativa per spostare gli animali al fine di cantierizzare le opere. Questo processo è costoso e richiede molto tempo e, a causa della breve stagione riproduttiva del Tritone crestato, presenta un rischio reale di sia per la specie che per la realizzazione del progetto.


Test DNA per i tritoni negli stagni


L'approccio innovativo, che sta per essere sperimentato da Natural England e dal Woking Borough Council (il Consiglio della Contea di Woking, nel Surrey), comporterà un lavoro di indagine per stabilire le dimensioni, la posizione e la connettività di grandi popolazioni di tritone crestato. A tal fine, il test di tracce di DNA dei tritoni negli stagni è già stato intrapreso in tutta la Contea di Woking per stabilire dove vivono questi anfibi. Si tratta di una nuova tecnica di indagine con la quale si può migliorare la conoscenza della specie e risparmiare tempo e denaro per i costi di indagine.
I risultati delle indagini saranno utilizzati per produrre piani di conservazione locali per i tritoni, laddove necessari, per valorizzare e collegare le popolazioni più significative, identificare le aree dove progetti umani avranno il minimo impatto e specificare dove verranno creati nuovi habitat per garantire una popolazione in un soddisfacente stato di conservazione.
Per saperne di più: https://www.gov.uk/government/news/pilot-project-aims-to-help-great-crested-newts

mercoledì 26 agosto 2015

Allarme api da tre pesticidi usati per i trattamenti fogliari



Si tratta di sostanze già bandite dall'U.E. per il trattamento dei semi e per l'applicazione al suolo. Ora Greenpeace e Amici della Terra in Inghilterra chiedono l'estensione del divieto per tutelare le api. Ma gli agricoltori...




Tre pesticidi vietati in Europa per il loro potenziale danneggiamento di popolazioni di api potrebbero rappresentare una minaccia ancora più grave di quanto si pensasse, secondo una nuova valutazione da parte dell'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), in base a quanto riportato dal quotidiano britannico TheGuardian in un articolo a firma del corrispondente da Bruxeles . Già vietati per il trattamento delle sementi e per le applicazioni al suolo, clothianidin, imidacloprid e thiamethoxam, secondo l'EFSA, rappresentano anche un "alto rischio" per le api (apis mellifera) quando spruzzato sulle foglie. Il Regno Unito sta affrontando una sfida legale per una deroga al divieto comunitario, permettendo l'uso di due delle sostanze a seguito delle proteste da parte dell'Unione Nazionale degli Agricoltori (National Farmers Union). Secondo l'associazione Greenpeace, la valutazione degli esperti potrà ulteriormente accendere gli animi per l'eventuale proposta di estendere il divieto d'uso dei pesticidi sui sistemi fogliari dei frutteti dopo la fioriture e nelle colture in serra. L'uso delle sostanze proibite è stato collegato al declino drammatico delle popolazioni di api. Le decisioni dell'U.E. consentono deroghe al divieto in alcune circostanze, ma una revisione del loro impatto è previsto a Bruxelles per la fine dell'anno.
Per saperne di più: http://www.theguardian.com/environment/2015/aug/26/banned-pesticides-pose-a-greater-risk-to-bees-than-thought-eu-experts-warn

In funzione l'incubatoio ittico per il ritorno della Trota marmorata nel Parco Nazionale del Gran Paradiso

 

Nell’ambito progetto Life+ Bioaquae



Trota marmorata
E’ stato ultimato nel Comune di Locana (TO), presso la frazione Ghiglieri, nel Vallone di Piantonetto, l’incubatoio ittico del Parco, dedicato alla Trota marmorata (Salmo trutta marmoratus), specie inserita nella lista rossa IUCN e di elevato valore conservazionistico, ormai scomparsa da molti corsi d’acqua.
La struttura nasce nell’ambito progetto Life+ Bioaquae e la sua realizzazione rappresenta uno dei punti fondamentali dell’intervento di tutela dedicato a questo salmonide autoctono. A livello europeo infatti la specie è in diminuzione, principalmente a causa della distruzione e frammentazione dell’habitat e dell’ibridazione con un altro salmonide, la Trota fario. Per questi motivi la Trota marmorata è inserita nella lista rossa IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) come minacciata. Questo status rende prioritarie azioni di conservazione a bene­ficio della specie, di cui appunto il Parco si è fatto promotore tramite il progetto Bioaquae.
“Nel Parco la Trota marmorata è presente ormai solo più in forme ibridate con la Fario in alcuni corsi d’acqua laterali del Piantonetto, del Rio del Roc ed in alcuni brevi tratti del Soana”, spiega Bruno Bassano, Responsabile del Servizio scientifico del Parco, “La massiccia presenza di Trota fario rappresenta una minaccia alla conservazione della marmorata, poiché le due specie sono in grado di accoppiarsi tra loro e la Fario è ecologicamente prevalente sulla Marmorata. Per questo motivo scopo del progetto è, in alcuni corsi d'acqua del Parco, limitare le possibilità di ibridazione tra i due salmonidi, tramite il prelievo e il trasferimento degli esemplari di Trota fario e la re-immissione della Trota marmorata nei torrenti interessati dall'intervento”.
L’impianto di Ghiglieri è composto da due porzioni: la parte interna è destinata all’incubazione delle uova e all’accrescimento degli avannotti (i piccoli di trota), mentre la parte esterna è destinata ai riproduttori. Gli avannotti saranno immessi nei corsi d’acqua Piantonetto, Campiglia e, in un secondo tempo, Forzo fino all' affermazione di questa specie minacciata. Saranno queste le acque che, entro i confini del Parco, ospiteranno le popolazioni di Trota marmorata provenienti dall’incubatoio di Piantonetto. Questi siti avranno la funzione di conservare la specie in un contesto di assoluta salvaguardia e protezione.
L’incubatoio svolgerà anche una funzione didattica affrontando tematiche connesse alla conservazione e al miglioramento degli habitat acquatici in generale. Nella realizzazione è stata data importanza anche alla sostenibilità, l’incubatoio riceve l’acqua direttamente dal troppo pieno dell’acquedotto e questa soluzione garantisce acqua praticamente pura e un utilizzo sostenibile delle risorse idriche. L’acqua in uscita dall’impianto viene riversata nel Torrente Piantonetto, dopo aver alimentato un piccolo stagno didattico creato per favorire la riproduzione della Rana temporaria, altra specie in notevole declino numerico e distributivo.

Agata e Sara in volo sulla Puglia


Rilasciati due esemplari di femmine di capovaccaio provenienti dal Centro Rapaci Minacciati di Grosseto e dallo Zoo Zlin di Praga.



Agata s'invola (foto G. Magistro)
La notizia è della settimana scorsa ma è stata tenuta più che riservata dai naturalisti che stanno lavorando al progetto di hacking di alcuni esemplari di capovaccaio (Neophron pernocpterus) nelle zone del Parco Naturale Regionale della Terra delle Gravine ai confini con la Basilicata. Il rilascio di due femmine di capovaccaio, nate ambedue a maggio, Agata, proveniente dalla Repubblica Ceca, e Sara proveniente dal Centro Recupero Rapaci Minacciati (CERM) gestito da Guido Ceccolini a Grosseto, è avvenuto con successo. Dopo quattro giorni di ambientamento Agata è volata verso Sud
Piattaforma di hacking (foto G.Magistro)
fermandosi dopo 90 km. in Calabria; Sara si involata dopo due giorni verso Sud-Est, direzione Salento. Ambedue sono seguite attraverso il segnale di trasmittenti satellitari fornite dalla Vulture Conservation Foundation. Al progetto, guidato dal CERM (sotto il patrocinio del Ministero dell'Ambiente), collaborano gli ornitologi pugliesi Filippo Bellini, Vittorio Giacoia, Tonio Sigismondi e Giovanni Zaccaria.
Per saperne di più: http://www.4vultures.org/news/ 

martedì 25 agosto 2015

Ecco come non si riesce ad abbattere nulla di abusivo



Interessante articolo di Giuseppe Salvaggiulo su "La Stampa" di oggi.



lunedì 24 agosto 2015

Spiando le sule



Una colonia degli splendidi uccelli tuffatori, le sule settentrionali, seguita 24 ore su 24 da una webcam installata con un progetto che vede partner Alderney Wildlife Trust, British Trust for Ornithology e University of Liverpool


Un progetto un nuovo e sperimentale che offre una panoramica senza pari nel ciclo di vita di più grande uccello marino nativo della Gran Bretagna, la Sula settentrionale (Morus bassanus) - in inglese Northern gannet - denominato T.A.G. (Track the gannet). T.A.G. è gestito congiuntamente dalla più piccola associazione protezionistica britannica, la Alderney Wildlife Trust (AWT), dalla British Trust for Ornithology (BTO) e dall'Università di Liverpool e ha reso possibile la sorveglianza della colonia di sule utilizzando la rete mobile 3G. E' possibile seguire le vie di alimentazione di questi magnifici uccelli in tempo reale su un'apposita mappa. L'aggiornamento dei tag avviene ogni volta che il trasmettitore installato sugli esemplari che ne sono dotati entra nel raggio di una rete mobile 3G e può essere limitato dalla carica della batteria solare. E' possibile anche adottare un esemplare conferendogli un nome e seguirlo nelle sue evoluzioni.
Per saperne di più: http://www.teachingthroughnature.co.uk/t-a-g/

La mappa interattiva con cui seguire le rotte alimentari delle Sule settentrionali





Le api vaccinano "naturalmente" la prole


Se si pensa che la produzione mondiale del cibo dipende per il 35% dalla salute degli insetti pronubi, si comprende l'importanza della scoperta fatta da un gruppo di ricerca dell'Arizona State University riportata dalla rivista "Le Scienze"

 

(Segnalato da Nicola Spada)

 

Al momento della riproduzione, l'ape comune trasmette alla prole una proteina, detta vitellogenina, legata a frammenti di batteri patogeni che consentono al sistema immunitario dei piccoli di affrontare immediatamente un'eventuale infezione. Questa sorta di vaccinazione "naturale" potrebbe essere sfruttata per difendere sia le popolazioni di api, minacciate da una grave moria, sia di altri insetti, anfibi e rettili.
Una proteina nota come vitellogenina riveste un ruolo cruciale nella riproduzione delle api: grazie a essa, questi insetti sono in grado di trasferire alla prole una competenza immunitaria che permette di affrontare le infezioni che potrebbe contrarre dopo la nascita. Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori dell'Arizona State University e dell'Università di Helsinki, guidati da Heli Salmela, che firma un articolo sulla rivista “PLOS Pathogens”.
Per saperne di più: http://www.lescienze.it/news/2015/08/03/news/api_protezione_immunitaria_discendenza-2716113/


Cinghiali e cambiamento climatico: aumentano grazie agli inverni più caldi

 

Lo si legge su Greenreport.it



Secondo il "Quotidiano per un'economia ecologica" la diffusione e l'aumento delle popolazioni di cinghiali in Europa ed in Italia ha una matrice climatica. Questa tesi pare essere confermata anche da recenti studi.
Paul Brown ex corrispondente ambientale di The Guardian, del Wolfson College di Cambridge, della Geologists’ Association, della Royal Geographical Society, e della Society of Arts, Manufacture and Commerce, nonché autore di una decina di libri e collaboratore dell’Unep, scrive su "Climate News Network" che "Gli inverni sempre più miti e l’abbondanza di ghiande e noci hanno causato una esplosione demografica tra i cinghiali in Europa.Le popolazioni di cinghiali in Europa sono sempre più fuori controllo e gli scienziati stanno incolpando il cambiamento climatico".

Grafico dell'andamento della popolazione di cinghiali in Europa e variazione temperature invernali
Vien da dire che ormai ai cambiamenti climatici può essere addebitato tutto e, certo, la storia dell'uomo, della natura e del paesaggio conferma che per gran parte è così. Il rischio è che i cambiamenti climatici divengano alibi per non vedere le nefandezze di scelte idiote e pericoloose come i ripopolamenti a scopo venatorio.
Per saperne di più: http://www.greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/cinghiali-e-cambiamento-climatico-aumentano-grazie-agli-inverni-piu-caldi/

Si-Triv in Emilia Romagna


Torna la perforazione nella Regione "rossa" nonostante i delicati dossier che correlavano i terremoti alle trivellazioni per gas e petrolio.

 

Ricordate il bellissimo film di Carlo Mazzacurati, "Notte italiana", girato a metà degli anni '80 del secolo scorso? Vi si raccontava del delta del Po, una zona dove si estraeva il metano con il pericolo di far sprofondare la terra. L'avvocato Morsiani si trasferisce lì per stimare un terreno; ha una storia d'amore con Daria e tutto sembra andare bene. Ma nel corso del suo lavoro Morsiani viene a conoscenza di tanti fatti, alcuni dei quali contro la legge: speculazioni edilizie e estrazioni illecite. Emerge anche la morte di un ispettore minerario che aveva scoperto l'esistenza di alcuni pozzi clandestini. In questa morte sembra essere implicato anche il padre di Daria. Il film prosegue, ma oggi le trivellazioni nella zona del delta emiliano-romagnolo tornano d'attualità. In attesa dell'unificazione dei due Parchi regionali sul delta del Po (quello veneto e quello, appunto, emiliano-romagnolo) "Il Gazzettino di Rovigo" ci racconta quel che sta succedendo.

 

domenica 23 agosto 2015

In Inghilterra diritto di accesso a tutta la costa per chi vuole andare a piedi


Il Governo di Sua Maestà sta realizzando uno dei natural trail più lunghi al mondo stabilendo anche nuovi diritti di accesso lungo la costa


Sul sito web del Governo inglese si dice testualmente che "per la prima volta la popolazione avrà il diritto di accesso intorno a tutta la nostra costa aperta. Questo include eventualmente qualsiasi terra, oltre al sentiero stesso, che costituisce parte del margine costiero e che ha i diritti pubblici di accesso lungo la strada". Si legge ancora che "il governo sta stanziando ulteriori risorse finanziarie  nei prossimi 5 anni, per assicurarsi che il percorso sia completato entro il 2020. Questo potrà significativamente accelerare il programma di lavoro così che
  • la popolazione sarà in grado di camminare e godere di tutta la costa dell'Inghilterra molto prima del previsto
  • i benefici per le comunità locali e le opportunità economiche che ne deriveranno giungeranno più rapidamente".
Insomma, in Inghilterra si sta rivoluzionando il concetto di tutela paesaggistica e di libero accesso ai beni paesaggistici investendo risorse pubbliche per un bene pubblico.
Questa che segue è la mappa aggiornata dell' England Coast Path
 
 
 

Servitù militari: in Sardegna sindacati contro associazioni ambientaliste


Il ridimensionamento delle servitù militari nell'isola mette gli uni contro gli altri i rappresentanti sindacali e gli ambientalisti. A gennaio scorso firmato l'accordo tra Regione e Forze Armate: dal 1. giugno al 30 settembre niente esercitazioni. In realtà, questo già accade in altre Regioni, Puglia compresa. Se ne occupa l'"Avvenire", il quotidiano della C.E.I.


Parco Nazionale dell'Aspromonte: sul sito ufficiale i dati in tempo reale su monitoraggio avifauna migratoria



Nell’ambito dell’azione di sistema “Rete euromediterranea per il monitoraggio, la conservazione e la fruizione dell’avifauna migratoria e dei luoghi essenziali alla migrazione”



Rotte della migrazione del Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus)
Ha preso il via anche quest’anno, nel Parco Nazionale dell'Aspromonte, l’attività di monitoraggio della migrazione post nuziale dei rapaci e dei grandi veleggiatori.
L’Ente Parco, al fine di veicolare i risultati dell’attività posta in essere ed “accorciando” le distanze con gli appassionati e gli stakeholder, offrirà quotidianamente i dati (in continuo aggiornamento) relativi al flusso dei migratori . Inoltre, previo accordo con gli uffici preposti, l’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte permetterà a gli interessati di partecipare, in modo volontario, ad una giornata di campo di monitoraggio presso una delle tre “stazioni” di avvistamento attivate dal Parco Nazionale.

sabato 22 agosto 2015

Buone notizie: rane resistenti a pesticidi

 

 

Una ricerca condotta negli Stati Uniti e riportata dalla rivista Nature

 
 
Alcune specie di rane possono sviluppare rapidamente resistenza genetica ad un gruppo di pesticidi comunemente utilizzati. In un caso, rane arboricole (Lithobates sylvaticus) sono state in grado di trasmettere tali difese in appena una generazione dopo l'esposizione agli ambienti contaminati. La notizia è stata riportata, da alcuni scienziati, la scorsa settimana durante una conferenza dell'Ecological Society of America, a Baltimora, nel Maryland.

Lithobates sylvaticus
Questo è il primo caso conosciuto di specie di vertebrati che stanno sviluppando resistenza ai pesticidi attraverso un processo chiamato plasticità fenotipica, in cui l'espressione di alcuni geni cambia in risposta a pressioni ambientali. Non comporta modifiche agli stessi geni, che spesso impiegano molte generazioni per evolvere.
 
La rapidità di risposta delle rane suscita speranza per le specie di anfibi, di cui un terzo sono minacciate o estinte, dice Rick Relyea, ecologo presso il Rensselaer Polytechnic Institute di Troy, New York e leader del gruppo di ricerca.
 

venerdì 21 agosto 2015

A proposito di no-triv, in Inghilterra la battaglia è più dura


Da noi si combatte contro le prospezioni petrolifere in Adriatico e tutti sono d'accordo (salvo poi a fare distinguo). In Inghilterra, Paese dove l'utilizzazione del fracking è legale, le associazioni di protezione ambientale lottano duramente e chiamano a responsabilità il Governo di Sua Maestà


La Royal Society for the Protection of Birds (R.S.P.B) ha chiesto al governo britannico di introdurre nuove misure che escludano l'uso del fracking (ovvero la tecnica per estrarre gas e petrolio contenuti in certi tipi di rocce presenti nel sottosuolo frantumandole mediante bombardamenti di getti di acqua mista a sostanze chimiche n.d.r.) in tutte le aree protette, tra cui i Siti di Interesse Scientifico Speciale (SSSI), prima di rilasciare qualsiasi nuova concessione.
I 27 "blocchi" di territorio che saranno formalmente offerti alle aziende specializate nel fracking per l'esplorazione, includono 53 SSSI e tre riserve naturali gestite da RSPB: Bucklow Hill, Fairburn Ings e Langford Lowfields.

     Manifestazione anti-fracking nel Sud Inghilterra

Reagendo alle licenze di fracking, che il governo guidato da Cameron sta offrendo, Matt Williams, Dirigente della RSPB per il cambiamento climatico, ha detto: "Il governo sta oggi distribuendo nuove concessioni  fracking ponendo sotto minaccia alcuni tra i nostri siti più preziosi per la  fauna selvatica. Siti di particolare interesse scientifico, come le Cave di ghiaia di Attenborough ed il Sito di Newton & Fairburn Ings, sono "in palio" per le imprese fracking che potranno applicare tale metodo ovunque all'interno di queste aree. Le SSSI sono alcuni dei nostri più importanti siti di fauna selvatica - ha proseguito Williams -. Specie come il martin pescatore, il tarabuso e il quattrocchi, potrebbero essere messe a rischio in questi luoghi speciali che, invece, devono essere protetti dai piani del governo per il fracking. La domanda che richiede una risposta è perché il governo ha iniziatoconcedere nuove licenze prima di capire come proteggere i nostri siti più sensibili".
Campo di pozzi petroliferi che usano il fracking
Secondo la RSPB, questa è l'ultima di una serie di decisioni che hanno messo l'ambiente naturale a rischio a causa della crescita dell'industria del fracking. Ai primi di agosto il governo annunciò di voler pianificazione l'accelerazione del processo di rilascio di concessioni per il fracking, annuncio che è venuto solo poco dopo la promessa dello stesso governo, fatta da Amber Rudd - Segretaria di Stato per l'Energia e per il cambiamento climatico - nel mese di febbraio, di vietare il fracking negli SSSI.
La RSPB chiede al governo britannico di chiarire pubblicamente ed in dettaglio come mantenere la promessa di vietare il fracking nelle aree di eccezionale bellezza naturale, nei parchi nazionali, nei siti patrimonio dell'umanità ed in tutte le aree protette, inclusi i Siti di Speciale Interesse Scientifico.