giovedì 21 gennaio 2016

Appena pubblicato da www.defra.gov.uk





Gli indicatori della biodiversità nel Regno Unito






Dal 1970 al 2012, le popolazioni di specie prioritarie nel complesso sono scese al 33 per cento dell'indice-valore 1970, una diminuzione statisticamente significativa. In questo periodo a lungo termine, il 25 per cento delle specie ha mostrato un aumento e il 75 per cento ha mostrato un declino. Tra il 2007 e il 2012, le popolazioni di specie prioritarie sono diminuite del 4 per cento rispetto al loro valore nel 2007. Questa diminuzione non è statisticamente significativa. All'interno dell'indice di questo periodo a breve termine, il 47 per cento delle specie ha mostrato un aumento e il 53 per cento ha mostrato un declino.




martedì 19 gennaio 2016

Da "Internazionale" (The Economist) - 12 gennaio 2016





Se anche i santuari della finanza si occupano di avvoltoi...





Dopo l'articolo pubblicato il 31 agosto 2015, torniamo a parlare di avvoltoi. L'autorevole settimanale economico-finanziario inglese "The Economist", si pre-occupa del loro declino vertiginoso in Africa e sposa la causa di BirdLife International






Gli avvoltoi stanno sparendo dall’Africa. Delle undici specie di questo uccello, sei sono a rischio di estinzione e quattro sono seriamente in pericolo, secondo un recente rapporto di Birdlife international, una ong che si occupa di difesa dell’ambiente. Ma anche nel resto del mondo gli avvoltoi sono a rischio.

Catherine Bearder, ultima europarlamentare del partito Liberaldemocratico britannico, si è rivolta all’Unione europea per salvare gli avvoltoi e le aquile di tutto il mondo. Anche le Nazioni Unite hanno discusso di quale azione intraprendere. Ma perché gli avvoltoi stanno scomparendo e perché dovremmo preoccuparcene?

Dagli anni novanta, la popolazione delle diverse specie d’avvoltoi dell’Asia meridionale è crollata di oltre il 99 per cento. Nel 2003 gli scienziati hanno identificato nel diclofenac, un farmaco antinfiammatorio usato per curare il bestiame, la principale causa di questo calo. Gli avvoltoi che si cibavano degli animali recentemente curati con questo farmaco morivano per gravi insufficienze polmonari poche settimane dopo averlo ingerito.
Il diclofenac continua
ad essere venduto anche in Italia. 
E l'U.E. sta a guardare
Questo ha creato due gravi problemi. Il primo è legato al ruolo degli avvoltoi nell’ecosistema. Con il calo del loro numero, una serie di altri animali ammalati, in particolare cani rabbiosi, hanno cominciato a nutrirsi delle carcasse al loro posto. Ma è sorto anche un altro problema. Le comunità parsi dell’India, che non cremano né seppelliscono i loro morti, bensì li espongono all’aria aperta su delle torri, dokhma, perché li mangino gli avvoltoi, si sono rese conto che questa tradizione è in pericolo. Dopo che, nel 2006, i governi di India, Pakistan e Nepal hanno vietato la produzione del farmaco, il numero d’avvoltoi nella regione si è stabilizzato, anche se gli animali rimangono in pericolo.

Ma il diclofenac continua a essere ampiamente disponibile in Africa e alcune scappatoie giuridiche fanno sì che sia disponibile per la vendita commerciale in cinque paesi europei, tra i quali la Spagna e l’Italia, dove vive il 90 per cento degli avvoltoi del continente.

In Africa i cacciatori di frodo usano deliberatamente il farmaco per colpire gli avvoltoi. Le autorità spesso osservano la presenza degli uccelli che volteggiano in cielo per capire se delle carcasse di grossi animali uccisi illegalmente si trovano a breve distanza.


La decisione dell’Iran
Il banner di BirdLife Internationale per la campagna a tutela degli avvoltoi in Africa

Per eliminare i loro “informatori” ed evitare di essere incriminati, i bracconieri somministrano il farmaco direttamente alle carcasse di animali. Nel 2013 in Namibia è stata ritrovata la carcassa di un elefante circondata da quasi seicento avvoltoi morti. Un altro pericolo è rappresentato dalla domanda di parti d’avvoltoio per la medicina tradizionale in alcune parti dell’Africa. E anche la rapida urbanizzazione ha contribuito a distruggere l’habitat naturale di questi uccelli.

Nell’ottobre del 2015, alcuni rappresentanti dell’Onu si sono riuniti a Trondheim, in Norvegia, dove hanno deciso d’inserire dodici specie di avvoltoi nella lista rossa delle specie protette dell’Unione mondiale per la conservazione della natura. L’Iran, uno degli ultimi importanti rifugi dell’avvoltoio egiziano, ha recentemente annunciato un divieto assoluto dell’uso di diclofenac.

A dicembre, l’Agenzia europea per i medicinali ha confermato che i residui di diclofenac ritrovati nelle carcasse animali mettono in pericolo gli avvoltoi dell’Unione europea. E mentre l’Europa attende una decisione della Commissione sul miglior modo con cui rispondere a questa minaccia, l’Africa farebbe bene a prendere nota.

(Traduzione di Federico Ferrone)


Da "www.agriland.ie" - 19 gennaio 2016






Oltre la siepe





Il Governo irlandese vuole estendere le date di bruciatura dei residui vegetali a marzo e la potatura delle siepi ad agosto. Le associazioni protezionistiche lanciano l'allarme





Una petizione chiamata ‘No to more slash and burn’ (No a più taglia e brucia) è stata lanciata da An Taisce (The National Trust for Ireland), BirdWatch Ireland, Associazione Hedgelayers (per la tutela e la corretta gestione delle siepi) d'Irlanda e l'Irish Wildlife Trust contro la proposta governativa di modificare la legge sulla fauna selvatica per estendere il periodo di combustione della vegetazione a marzo e del taglio delle siepi in agosto.
Zigolo giallo (Emberiza citrinella)
I gruppi chiedono al Ministro per le Arti, per il Patrimonio naturale e culturale e per la salvaguardia del Gaelico, Heather Humpherys, di stabilire invece regole per la corretta gestione delle siepi e della vegetazione in favore delle aziende agricole, della sicurezza stradale e della fauna selvatica.
Stanno sfidando la decisione del Ministro sulla base del grave impatto che avrà su una serie di specie selvatiche e di habitat in Irlanda - soprattutto uccelli nidificanti altamente minacciati ed insetti impollinatori che si trovano nelle siepi e sugli altipiani. Le siepi e gli habitat d'altopiano hanno bisogno di una corretta gestione e, secondo gli attivisti, i proprietari terrieri e gli agricoltori devono essere sostenuti per questo in funzione dell'agricoltura, della sicurezza stradale e della tutela della fauna selvatica.
Fanello euroasiatico (Linaria cannabina)
I gruppi hanno dichiarato che la modifica delle date di taglio delle siepi porterà ad un'ulteriore riduzione delle popolazioni di uccelli della Lista rossa di Zigolo giallo (Emberiza citrinella), Fanello euroasiatico (Linaria cannabina) e Verdone (Chloris chloris) e ridurrà le forniture di alimentari di prima necessità per gli insetti impollinatori, dei quali un terzo è a rischio di estinzione.
I protezionisti affermano anche che, consentendo la combustione della vegetazione sugli altipiani in marzo, il successo delle attività di nidificazione di uccelli che nidificano a terra sarà messa a repentaglio.
Ad oggi la petizione ha raccolto 3.000 firme.
Verdone (Chloris chloris)

Nella culla della libertà, lo Stato Federale tutela la prateria ed infligge 3+2 anni di carcere a chi ha incendiato l'erba per favorire il pascolo.






La storia dei Bundy Brothers.





Agricoltori e allevatori contro la biodiversità? Di seguito una lettura liberista e libertaria di Gemma Mantovani (@gemma_mantovanidal blog dell'Istituto Bruno Leoni (@istbrunoleoni) 







I Bundy brothers
Sul Corriere della Sera di due giorni fa (5 gennaio n.d.r.) è comparsa la breve cronistoria di una vicenda rimbalzata dalla stampa americana, molto preoccupata, Washington Post in testa, e che lancia accuse pesantissime: terroristi. I terroristi sarebbero i fratelli Bundy (Ammon e Ryan), che hanno occupato un edificio in una zona remota dell’Oregon, una baita a Burns, centro operativo della forestale. L’iniziativa è stata lanciata per protestare contro la prossima detenzione di due agricoltori, i fratelli Hammond, che sono stati denunciati perché hanno bruciato erbe e sterpaglie senza permesso su un terreno federale. Un giudice ha deciso che la pena di tre anni che avevano già scontato era stata troppo breve e dunque devono tornare in cella per altri due anni. 
Il Malheur National Wildlife Refuge vicino Burns, Oregon (USA). Un piccolo gruppo armato lo ha occupato sin dal 2 gennaio scorso per protestare contro la politica di uso del suolo federale.

Potremmo dipingere i Bundy brothers come la copia autentica ma molto meno vitaminica dei Bo e Luke sempre in cerca di guai di Hazzard, serie tv di culto dell’America reganiana anni ‘80, oppure come l’incarnazione degli eroi della grande conquista, delle meravigliose epopee western dei capolavori di John Ford.
In ogni caso, i fratelli Bundy si sono asserragliati in segno di solidarietà e protesta per una pena inflitta agli amici agricoltori che si difendono dicendo che hanno bruciato per prevenire l’invasione di erbe ed arbusti nocivi, mentre la pubblica accusa sostiene che lo hanno fatto per cancellare le prove della caccia illegale ai cervi sul territorio federale. Il territorio dell’Oregon è infatti per la metà gestito e nelle mani dello Stato federale. Ed è questo il vero oggetto del contendere. Ma la pena inflitta appare severissima, smodata, ingiusta, un attentato ai diritti umani: cinque lunghi anni di carcere (e negli Stati Uniti si scontano tutti dal primo all’ultimo) per aver bruciato sterpaglie sul suolo del “federale oppressor”. I movimenti per i diritti civili americani dovrebbero intervenire se non fosse che i circa 300 “miliziani” accorsi in sostegno ai fratelli Bundy non sono proprio “politically correct”: sono tutti quanti legalmente armati e lontanissimi dai “posh&cool” occupanti newyorkesi di Wall Street.


La partita è complessa ed intrigante, anche vista da un osservatorio come il nostro Paese nel quale alcuni attivisti/indipendentisti sono stati incarcerati per anni e, a non molti anni di distanza da un certo radicamento ideale e politico delle loro ragioni di fondo, ci viene oggi detto che era un abbaglio, tutto sbagliato, tutto da rifare e si deve ritornare al centralismo statale. Come i nostri veneti vennero considerati pericolosi eversivi per essersi opposti allo Stato ed al mito della nostra unità nazionale, così i fratelli dell’Oregon hanno ricevuto accuse di vero e proprio terrorismo: davvero una bestemmia se si pensa all'entità ed alle radici dei recenti fatti che hanno sconvolto il mondo. Ma quando lo Stato si arrabbia gioca pesante e la belva diventa ferocissima, purtroppo molto meno a tutela dei suoi figli, di quanto lo sia, invece, quando i figli rivendicano la loro libertà. Per quanto gli occupanti dell’Oregon siano brutti sporchi e cattivi, non esistono ragioni che legittimino uno Stato ad imprigionare per ben cinque anni di vita per reati del genere: nessun pascolo, nessun arbusto vale la libertà degli uomini. Tanto più nella Land of the free.

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Da quel che si sa, i fratelli Bundy ed i loro amici, non proprio nonviolenti, sono ancora asserragliati nel Rifugio federale. L'ultima notizia è che i fratelli Zach and Jake Klonoski, sempre dell'Oregon, hanno raccolto, attraverso una campagna di fund raising, 26.000 dollari per far uscire i fratelli Bundy dal Rifugio. Comunque vada, gli USA sono un grande Paese. (F.M.)

Iniziativa dell'Associazione Italiana per la Wilderness e del Comune di Castellafiume (AQ)




Nuova area wilderness in Abruzzo




Estesa 215 ettari e denominata “Monti Girifalco e Arezzo”, è già Sito di Interesse Comunitario per il suo valore di biodiversità floro-faunistica ed, in passato, spesso proposta come Riserva Naturale.






Grifoni (Gyps fulvus) in pastura. Foto: Francesco Petretti
Il 22 dicembre scorso, anche il Comune di Castellafiume (L’Aquila) ha designato un proprio settore di Area Wilderness, la terza in Abruzzo, Regione dove ha avuto origine l’Associazione Italiana per la Wilderness (a Pescasseroli, nel lontano 1981, ideata e voluta da Franco Zunino, allora tecnico naturalista alle dipendenze del Parco Nazionale d’Abruzzo): vi fu prima il simbolico “paletto” del modesto terreno a Monte Ja’Vuttero di Pescasseroli, donato all’AIW proprio a questo fine; poi il grande settore di Pizzo Deta designato dal Comune di San Vincenzo Valle Roveto (oggi accorpato alla grande Area Wilderness dei Monti Ernici); infine un nuovo simbolico terreno alla Cicerana di Lecce nei Marsi, convenzionato con l’AIW.
Il nuovo settore di Castellafiume è costituito da una porzione centrale del versante meridionale della lunga serra di monti che da Capistrello giunge praticamente integra fino a Tagliacozzo e che al centro ha i Monti Girifalco (1268 metri) ed Arezzo (1279 m). Esteso 215 ettari gode di una tutela quasi integrale (a parte la caccia, che può invece praticarsi liberamente) e viene a salvaguardare un ecosistema demaniale in fase di rinaturalizzazione dopo gli eccessivi utilizzi a scopo pascolivo e forestale del lontano passato.
A suo tempo inserita d’autorità anche tra i Siti di Interesse Comunitario proprio per il suo valore di biodiversità floro-faunistica ed in passato spesso proposta come Riserva Naturale, la nuova Area Wilderness, denominata “Monti Girifalco e Arezzo”, per la bellezza e l’integra scenografia rupestre e paesaggistica che possiede si spera che in futuro possa estendersi anche ai territori limitrofi appartenenti ai Comuni di Capistrello, Cappadocia, Scùrcola e Tagliacozzo (il versante settentrionale, caratterizzato da integri canali e vallette di grande bellezza paesaggistica, è anche godibile dalla strada, ferrovia ed autostrada Pescara-Roma).
La sua massima importanza come biodiversità naturale è data dalla presenza di una colonia nidificante di Avvoltoio Grifone (specie un tempo estinta sull’Appennino e poi reintrodotta alcuni anni or sono nella non lontana Riserva Naturale Statale Monte Velino); colonia venutasi a creare dopo che alcuni esemplari vi si sono spostati – così come anche nel settore rupestre di Comuni limitrofi – avendo qui trovato un migliore e più idoneo sito di nidificazione. Oltre al Grifone sono presenti e nidificano altre rare specie, quali il Corvo imperiale ed il Falco Pellegrino (o forse, od anche, il Lanario).
Secondo quanto ne riportano alcune fonti bibliografiche non mancherebbe la presenza del Gatto selvatico e anche l’Istrice ed il Gufo reale, nonché sorvoli di Aquila reale. Segnalata sarebbe anche stata la Salamandrina dagli occhiali e la rara farfalla Carcharodus boeticus.
Si tratta di «pendii accidentati con un’elevata rocciosità affiorante (…) caratterizzati da soprassuoli degradati quasi totalmente privi di vegetazione e costituiti da praterie sterili più o meno cespugliate e arborate», come sono descritte dal Piano Forestale; ovvero un bioma in fase di rinaturalizzazione che anche botanicamente potrebbe rivelare la presenza di rare specie floristiche meritevoli di ricerche particolari. Caratteristiche sono le alte fasce rupestri che si susseguono per diversi chilometri di lunghezza, ovvero quella morfologia particolare che ha permesso ai Grifoni di trovare il loro ideale habitat di nidificazione.
L’esempio ed il principio istaurato dall’unanime deliberazione del Consiglio comunale di Castellafiume guidato dal Sindaco Domenico Mariani, meriterebbe di essere seguito da tutti i Comuni limitrofi, per fare di questa serra montana, oggi ritenuta “persa” o “inutile” (e praticamente sconosciuta ai più), anche un’attrazione turistica; benché comunque meritevole di essere conservata solo per il suo valore di per sé di biodiversità e bellezza panoramica, con l’Area Wilderness ciò può infatti farsi senza che – al contrario di tante aree “Parco” – si vengano a ledere gli interessi rurali della comunità locale. Un’attrazione che ora potrà identificarsi mediante una cartellonistica da installarsi sia nel paese che lungo la strada provinciale che da Capistrello, passando per Castellafiume, sale a Tagliacozzo.
Con quest’ultimo settore di Area Wilderness, esse giungono al numero di 66, suddivise in 105 settori, sparse in 10 Regioni e 20 Province per un estensione complessiva di oltre 50.000 ettari.

domenica 27 dicembre 2015

 da "Gruppo di Intervento Giuridico onlus - Veneto" - 22 dicembre 2015






Ai cacciatori veneti piacciono le leggi incostituzionali






Schio, Monte Magrè, altane di caccia nel boscoSchio, Monte Magrè, altane di caccia nel bosco


Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico onlus – Veneto e Lega per l’Abolizione della Caccia onlus – sez. di Vicenza hanno inoltrato nei giorni scorsi specifica istanza al Governo nazionale con la richiesta di impugnare la legge regionale Veneto 1 Dicembre 2015, n. 20 davanti alla Corte costituzionale per palese violazione delle competenze statali costituzionalmente garantite (art. 127 cost.).

Infatti, sul Bollettino Ufficiale Regionale n. 114 del 04/12/2015 è stata pubblicata la legge regionale “Appostamenti precari ad uso venatorio” in cui sono previste disposizione che tendono a liberalizzare gli interventi edilizi finalizzati all’attività venatoria in forma di appostamenti temporanei di lungo periodo con previsione di semplificazioni procedurali, esentando gli appostamenti per la caccia (capanni, altane) dall’ottenimento dell’autorizzazione paesaggistica (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e dal titolo abilitativo urbanistico-edilizio (D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i.), in evidente contrasto con i principi fondamentali stabiliti dalla legislazione statale in materia di governo del territorio e in materia di ordinamento penale.
Si ricorda, infatti, che la Corte costituzionale, nell’interpretazione del principio della riserva di legge in materia penale (art. 25, comma 2., cost.), ha costantemente affermato il “monopolio” del legislatore statale (es. Corte cost. n. 487/1989).
altana di caccia nel Vicentino
Altana di caccia nel Vicentino
Già nel 2013 la Corte costituzionale si era occupata della legge regionale 6 luglio 2012, n. 25 che aveva lo scopo di liberalizzare la costruzione degli appostamenti di caccia, il tutto per favorire il mondo venatorio. Con la sentenza n. 139 del 13 giugno 2013 la Corte ne aveva dichiarato l’incostituzionalità e respinto al mittente questo ennesimo pasticcio legislativo.
contro altane caccia

da Governo del Regno Unito "Dipartimento Ambiente, Affari Alimentari e Rurali, Natural England e Sottosegretario di Stato per gli Affari Alimentari e Rurali, Rory Stewart" - 27 dicembre 2015





In primavera aperto al pubblico il sentiero sul più lungo tratto di costa dell'Inghilterra







Lavori in corso per aprire metà del sentiero costiero, parte del più ampio circuito che il governo di Sua Maestà prevede di completare lungo tutta la costa inglese. L'annuncio del Sottosegretario agli Affari Rurali, Rory Stewart, segna l' ultima pietra miliare nella consegna di una dei sentieri più lunghi del mondo. Il percorso lungo tutta la costa inglese si svilupperà attraverso 2.700 miglia (più di 4.300 chilometri). Già ora è possibile esplorare 101 miglia della spettacolare costa inglese attraverso il percorso in Cumbria, Durham, Dorset e Norfolk, con ulteriori 95 miglia di nuovi percorsi da attivare nel Kent e Somerset in primavera. Il lavoro procede a stretto contatto con Natural England, con l'obiettivo di completare il percorso costiero intorno all'Inghilterra entro il 2020. Passeggiare nella campagna inglese è un bene per la salute delle persone e per il benessere e il maggiore accesso al litorale britannico - sostiene il governo inglese - apporta enormi benefici sia per il contatto con la natura che per l'incremento del turismo locale. Il turismo è estremamente importante per l'economia rurale, contribuendo per circa 11 miliardi di sterline ogni anno (circa 14,8 miliardi di Euro) - e, attirando ancora più visitatori ad esplorare il litorale "iconico", il governo inglese si aspetta che il percorso cosiero possa beneficiare ancora più le aziende locali come pub e alberghi.

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