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giovedì 29 dicembre 2016

da EFE:Verde








Sul Pianeta 18.000 specie di uccelli; 7.000 in più di quelle note









In futuro sarà necessario, per la tassonomia degli uccelli, utilizzare insieme l'analisi morfologica e quella genetica.










Fringuello azzurro di Gran Canaria (Fringilla polatzeki)
Nel mondo ci potrebbero essere circa 18.000 specie di uccelli, 7000 in più di quelle conosciute fino ad oggi e quasi il doppio di quelle identificate un anno fa, secondo uno studio internazionale pubblicato sulla rivista scientifica PLoS One. Gli autori dello studio, ricercatori presso il Museo Americano di Storia Naturale e diffusi da SEO/BirdLife, affermano che attualmente il numero di uccelli viene calcolato a partire da un concetto puramente biologico. Questo calcolo definisce le specie a seconda di quanti esemplari possono riprodursi, una premessa, a parere dei ricercatori, "fuori moda", perché la tassonomia degli uccelli dovrebbe utilizzare insieme metodi morfologici e genetici. La ricerca ha esaminato 200 specie di uccelli utilizzando una valutazione morfologica, lo studio delle caratteristiche fisiche come piumaggio o colore, e determinando che ciascuna delle specie indagate porta a due nuove specie. I ricercatori hanno anche analizzato studi genetici, dai quali la stima del numero totale di specie di uccelli avrebbe raggiunto la quota di 20.000, anche se una seconda revisione di questa potenziale variabilità genetica ha portato ad una cifra leggermente inferiore. "Quello che è chiaro è che nel mondo vi è una maggiore varietà di uccelli di quella che abbiamo considerato finora", spiega il biologo di SEO/BirdLife Nicolas Lopez, che sottolinea la necessità in futuro che "la tassonomia degli uccelli venga stabilita utilizzando entrambi i metodi, l'analisi morfologica e quella genetica".
BirdLife International ha recentemente promosso una revisione tassonomica completa della "Lista Rossa" IUCN delle specie minacciate, portando, per la prima volta, il numero di specie conosciute al di sopra delle 11.000. Nel mese scorso, ha annunciato l'aggiunta di 742 nuove specie, di cui una in Spagna, il Fringuello azzurro di Gran Canaria, fino ad allora considerato una sottospecie del Fringuello azzurro delle Isole Canarie.

martedì 19 gennaio 2016

Da "Internazionale" (The Economist) - 12 gennaio 2016





Se anche i santuari della finanza si occupano di avvoltoi...





Dopo l'articolo pubblicato il 31 agosto 2015, torniamo a parlare di avvoltoi. L'autorevole settimanale economico-finanziario inglese "The Economist", si pre-occupa del loro declino vertiginoso in Africa e sposa la causa di BirdLife International






Gli avvoltoi stanno sparendo dall’Africa. Delle undici specie di questo uccello, sei sono a rischio di estinzione e quattro sono seriamente in pericolo, secondo un recente rapporto di Birdlife international, una ong che si occupa di difesa dell’ambiente. Ma anche nel resto del mondo gli avvoltoi sono a rischio.

Catherine Bearder, ultima europarlamentare del partito Liberaldemocratico britannico, si è rivolta all’Unione europea per salvare gli avvoltoi e le aquile di tutto il mondo. Anche le Nazioni Unite hanno discusso di quale azione intraprendere. Ma perché gli avvoltoi stanno scomparendo e perché dovremmo preoccuparcene?

Dagli anni novanta, la popolazione delle diverse specie d’avvoltoi dell’Asia meridionale è crollata di oltre il 99 per cento. Nel 2003 gli scienziati hanno identificato nel diclofenac, un farmaco antinfiammatorio usato per curare il bestiame, la principale causa di questo calo. Gli avvoltoi che si cibavano degli animali recentemente curati con questo farmaco morivano per gravi insufficienze polmonari poche settimane dopo averlo ingerito.
Il diclofenac continua
ad essere venduto anche in Italia. 
E l'U.E. sta a guardare
Questo ha creato due gravi problemi. Il primo è legato al ruolo degli avvoltoi nell’ecosistema. Con il calo del loro numero, una serie di altri animali ammalati, in particolare cani rabbiosi, hanno cominciato a nutrirsi delle carcasse al loro posto. Ma è sorto anche un altro problema. Le comunità parsi dell’India, che non cremano né seppelliscono i loro morti, bensì li espongono all’aria aperta su delle torri, dokhma, perché li mangino gli avvoltoi, si sono rese conto che questa tradizione è in pericolo. Dopo che, nel 2006, i governi di India, Pakistan e Nepal hanno vietato la produzione del farmaco, il numero d’avvoltoi nella regione si è stabilizzato, anche se gli animali rimangono in pericolo.

Ma il diclofenac continua a essere ampiamente disponibile in Africa e alcune scappatoie giuridiche fanno sì che sia disponibile per la vendita commerciale in cinque paesi europei, tra i quali la Spagna e l’Italia, dove vive il 90 per cento degli avvoltoi del continente.

In Africa i cacciatori di frodo usano deliberatamente il farmaco per colpire gli avvoltoi. Le autorità spesso osservano la presenza degli uccelli che volteggiano in cielo per capire se delle carcasse di grossi animali uccisi illegalmente si trovano a breve distanza.


La decisione dell’Iran
Il banner di BirdLife Internationale per la campagna a tutela degli avvoltoi in Africa

Per eliminare i loro “informatori” ed evitare di essere incriminati, i bracconieri somministrano il farmaco direttamente alle carcasse di animali. Nel 2013 in Namibia è stata ritrovata la carcassa di un elefante circondata da quasi seicento avvoltoi morti. Un altro pericolo è rappresentato dalla domanda di parti d’avvoltoio per la medicina tradizionale in alcune parti dell’Africa. E anche la rapida urbanizzazione ha contribuito a distruggere l’habitat naturale di questi uccelli.

Nell’ottobre del 2015, alcuni rappresentanti dell’Onu si sono riuniti a Trondheim, in Norvegia, dove hanno deciso d’inserire dodici specie di avvoltoi nella lista rossa delle specie protette dell’Unione mondiale per la conservazione della natura. L’Iran, uno degli ultimi importanti rifugi dell’avvoltoio egiziano, ha recentemente annunciato un divieto assoluto dell’uso di diclofenac.

A dicembre, l’Agenzia europea per i medicinali ha confermato che i residui di diclofenac ritrovati nelle carcasse animali mettono in pericolo gli avvoltoi dell’Unione europea. E mentre l’Europa attende una decisione della Commissione sul miglior modo con cui rispondere a questa minaccia, l’Africa farebbe bene a prendere nota.

(Traduzione di Federico Ferrone)