sabato 5 settembre 2015

Intervento del Consigliere regionale Mario Conca (M5S)



Cinghiali e Parco Nazionale dell'Alta Murgia



Il problema resta quello della poca informazione. Si considera un fenomeno naturale un'emergenza con tutto quel che ne consegue mentre fino ad ora la Regione non ha mosso un dito. Si spera in Emiliano.



Il Consigliere regionale pugliese, Mario Conca del Movimento 5 Stelle, interviene, con il comunicato che pubblichiamo di seguito, sulla questione della presenza di cinghiali nel territorio del Parco Nazionale dell'Alta Murgia, dopo aver partecipato ad un incontro sul tema organizzato dallo stesso Ente Parco a Ruvo di Puglia nel pomeriggio di mercoledi 9 settembre. Nel comunicato, Conca coglie nel segno quando chiama alla responsabilità i vertici della Regione Puglia che, su questo tema, ancora non si sono espressi. Certo, non si può addebitare alla Giunta "Emiliano" alcunché su questo argomento, mentre molto si può e si deve addebitare ai vertici politici ed amministrativi delle scorse legislature che, pur investiti della questione dallo stesso Ente Parco e dalla Prefettura di Bari, e pur avendo ricevuto tutta la collaborazione possibile, sono rimasti inerti. Speriamo che la situazione sia recuperabile.

Mario Conca
"Un numero inverosimile di cinghiali selvatici, si parla di circa 4 mila esemplari, popola, dagli inizi degli anni 2000, la zona del Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Una specie non autoctona la cui massiccia presenza configura da anni una stangata per coltivatori ed operatori economici del territorio, se si considera che puntualmente svariate tipologie di raccolto (leguminose, mandorle, frutta) vengono ogni anno compromesse e fabbricati come muretti a secco o recinzioni danneggiati.
“La condizione vissuta dagli agricoltori dell’Alta Murgia, in relazione alla invasiva presenza di un numero spropositato di cinghiali, è senza dubbio drammatica – dichiara il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Mario Conca. Che sottolinea: “Più preoccupante è tuttavia il pericolo che le mandrie di suidi costituiscono per la pubblica incolumità. Non penso solo agli incidenti stradali o ai problemi di viabilità, un recente episodio di cronaca ci ricorda che disgraziatamente si può anche morire sbranati dall’animale”.
Mercoledì si è tenuto un incontro a Ruvo (foto in allegato), presso gli uffici del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, per discutere ed affrontare il problema alla presenza del presidente Cesare Veronico, di alcuni dirigenti dell’Ente, dell’associazione Coscienza collettiva, degli imprenditori agricoli, delle istituzioni locali e dello stesso consigliere Mario Conca che tuttavia specifica: “Solo un intervento della Regione Puglia potrà definitivamente risolvere il problema perché, se è pur vero che l’Ente Parco ha già catturato diverse decine di esemplari con l’ausilio di gabbie, ancora tantissimi sono quelli che occupano la zona e, per fondi necessari e competenze territoriali che potrebbero valicare quelle dei confini del Parco, solo il governo regionale può essere in grado di affrontare efficacemente e soprattutto in maniera risolutiva la questione".
"Chiederò pertanto al Presidente Michele Emiliano ed all’Assessore competente Di Gioia - conclude - di attivare il prima possibile un tavolo tecnico che coinvolga l’Ente Parco, le istituzioni locali e i rappresentanti degli agricoltori e dei cittadini dell’Alta Murgia e verificheremo se la Regione si prenderà le proprie responsabilità nel risolvere un sentito problema che da tempo affligge la comunità murgiana".

da "La Provincia" di Como - 05 settembre 2015


I lupi al confine con la Svizzera


Sperando che le autorità elvetiche non ripetano le azioni di rappresaglia adottate contro gli orsi





venerdì 4 settembre 2015

da "Ecological Entomology" (2015), 40 (Suppl. 1), 12–21


I servizi agro-ecosistemici, i dis-servizi nei mandorleti e l'influenza del paesaggio


Convegno su "Agroecosistemi: dalla qualità dell'ambiente alla qualità delle produzioni"
Parco Nazionale dell'Alta Murgia
L'influenza simultanea di habitat specifici sui servizi agro-ecosistemi, dis-servizi e le loro interazioni, sono in gran parte sconosciuti. Habitat naturali e semi-naturali e terreni coltivati ​​circostanti, possono supportare i servizi ecosistemici e i dis-servizi ed il loro saldo netto è importante per guidare il processo decisionale in agricoltura. E' stato provato, in Israele, come gli habitat naturali e semi-naturali ed i circostanti mandorleti influenzino: i servizi di controllo dei parassiti; i dis-servizi di predazione da parte della vespa del mandorlo (Eurytoma amygdali End.) e i dis-servizi di predazione del seme da parte degli uccelli granivori. Quest'ultimo potrebbe fornire servizi di igiene dopo il raccolto quando si consumano mandorle infestate da vespe del mandorlo.
Diciassette mandorleti sono state indagati, circondati da percentuali variabili di habitat naturali e semi-naturali. Sono state raccolte mandorle per identificare l'infestazione da vespa del mandorlo e la sua abbondanza; è stata monitorata l'alimentazione degli uccelli indicatori. La predazione della vespa del mandorlo è stata positivamente influenzata dagli habitat semi-naturali ed in modo maggiore ai confini del frutteto. L'abbondanza del parassita non è stata influenzata dagli habitat naturali o semi-naturali.
Gli habitat naturali non hanno influenzato i servizi ecosistemici o dis-servizi studiati
nei mandorleti in Israele.

Pertanto , la protezione degli habitat naturali per la conservazione non è comunque penalizzante per gli agricoltori. 

Gli habitat semi-naturali aumentano i parassiti, ma nessun collegamento diretto ai servizi o dis- servizi da parte di uccelli è stata osservato.

Ne consegue che è auspicabile un approccio più olistico, tenendo conto dei diversi servizi e dis-servizi agro-ecosistemici ed il loro collegamento con diversi tipi di habitat per gestire in modo più sostenibile l'agricoltura.

Per saperne di più: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/een.12244/epdf

giovedì 3 settembre 2015

M5S all'attacco sulla caccia in Trentino



I cacciatori attrezzano punti di alimentazione per "giocare al tiro a segno"




Riapre la stagione della caccia in Trentino, e con essa tornano i problemi. Il Consigliere Provinciale Filippo Degasperi del M5S ha presentato un’interrogazione presso il Consiglio Provinciale chiedendo conto dei numerosi punti di foraggiamento (o di adescamento?) presenti sul territorio trentino e da considerarsi in violazione delle determinazioni provinciali in materia caccia ed appostamenti: «La documentazione fotografica in nostro possesso dimostra oltre ogni ragionevole dubbio come si operi fuori dalle norme preposte per il foraggiamento degli animali, in particolar modo degli ungulati. Strutture, periodo e soprattutto tipo di mangime non corrispondono a quanto prescritto, ed appare
chiaro come lo scopo di queste stazioni, tenute attive anche ad agosto, sia solo di assuefare cervi e caprioli abituandoli a cibarsi in precisi luoghi in modo da aver gioco facile nell’abbatterli una volta aperto il periodo venatorio. A parte che risulta davvero difficile capire dove sarebbe lo «sport» in simili sotterfugi, la domanda che ci poniamo è come sia possibile che veniamo informati noi di queste strutture fuori norma prima delle autorità preposte. In Trentino ci sono almeno 3 entità che in teoria dovrebbero vigilare su situazioni come quella presentata. Parliamo di corpo forestale provinciale, guardacaccia ACT e custodi forestali comunali o dei consorzi di vigilanza boschiva. Come sia possibile allora che nessuno si sia accorto di quanto riportiamo appare inspiegabile, e richiede quindi chiarimenti. Oltre a questo vogliamo sottolineare come la Provincia di Trento finanzi tutt’ora l’ente privato gestore della caccia con centinaia di migliaia di euro. Di fronte ad esempi di evidenti manchevolezze come quelli riportati riteniamo assai opportuno prendere in considerazione il ritiro della convenzione che lega la Provincia all’ente in questione per quanto riguarda la vigilanza».

da "Nature" - 02 settembre 2015


La corsa degli animali ai raggi X


Software che tracciano il movimento degli animali, aiutano i ricercatori a fare luce nei più svariati campi.



Il paleontologo Stephen Gatesy vuole riportare creature estinte alla vita - virtualmente parlando. Quando studia attentamente gli scheletri fossili di dinosauri e di altri animali estinti, cerca di immaginare come camminavano, come correvano o volavano e come tali movimenti si siano evoluti nelle andature dei loro discendenti moderni. "Sono un tipo molto visionario ", dice. Ma i fossili sono senza vita e statici e solo Gatesy può parlarne così tanto. Quindi si affida a XROMM, un pacchetto software che ha sviluppato con i suoi colleghi della Brown University di Providence, Rhode Island. XROMM (Ricostruzione ai raggi X della Morfologia del Movimento) la cui tecnologia deriva da quella di "motion capture", in cui più telecamere filmano un oggetto in movimento da diverse angolazioni , e marcatori sullo stesso oggetto rendono l'immagine in 3D elaborata da un programma specifico. La differenza è che XROMM non utilizza telecamere ma macchine a raggi X che riprendono ossa e articolazioni in movimento all'interno creature vive come maiali, anatre e pesci. Capire come i movimenti si relazionano alla struttura ossea degli animali, può aiutare i paleontologi a determinare quali movimenti sarebbero stati possibili per le creature oggi fossilizzate. "E ' un approccio completamente diverso per lo studio dell'evoluzione", dice Gatesy .
Per saperne di più: http://www.nature.com/news/motion-studies-see-how-they-run-1.18258

da "Alto Adige" - 03 settembre 2015

Mentre ci si scontra su come gestire i cinghiali, nel Sud Tirolo si coopera per orsi e lupi


Un altro esempio di intelligenza sociale




mercoledì 2 settembre 2015

da "Altroconsumo" - 02 settembre 2015


Interessante inchiesta sui cibi biologici



Molti punti, però, restano ancora da chiarire




Per saperne di più: http://federparchi.telpress.it/html/viewTextByEmail.php?f=1&l=1&s=ALTROCONSUMO&x=2015/09/02/2015090202941208404.XML&c=202&n=news20150901&j=204571