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mercoledì 3 maggio 2017


Agricoltura malata





Politica agricola: 260.000 cittadini europei chiedono riforma radicale








Un messaggio forte e chiaro è arrivato oggi alla Commissione europea: la Politica agricola dell’Unione europea deve essere cambiata in modo radicale.






E’ quanto hanno chiesto 260mila cittadini e più di 600 organizzazioni della società civile e imprese che hanno partecipato alla consultazione pubblica, indetta dalla stessa Commissione Europea, sulla Politica agricola, che si è conclusa ieri 2 maggio.
La grande mobilitazione è stata lanciata da Wwf Europa, BirdLife Europa e European Environmental Bureau tramite la campagna Living Land, (www.living-land.org) e ripresa in Italia da nove associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica e biodinamica, che hanno contribuito, tramite il sito www.cambiamoagricoltura.it alla campagna europea con 33mila firme: Associazione Medici per l’ambiente, Aiab, Associazione agricoltura biodinamica, Fai, Federbio, Legambiente, Lipu, Pronatura e Wwf.
260mila cittadini, e 600 tra organizzazioni e imprese, che includono ambientalisti, agricoltori biologici, associazioni di promozione sociale, di attenzione alla salute umana e al benessere degli animali, chiedono all’Europa una Politica agricola europea che protegga il clima e l’ambiente, sia equa per agricoltori e consumatori, e garantisca una produzione di cibo sana e sostenibile.
Il messaggio è chiaro – dichiarano Associazione Medici per l’ambiente, Aiab, Associazione agricoltura biodinamica, Fai, Federbio, Legambiente, Lipu, Pronatura e Wwf –. I cittadini europei vogliono che i loro soldi vengano investiti a favore di un’agricoltura sostenibile e delle comunità rurali, che preservi le risorse naturali e le specie. E’ una istanza che la Commissione europea dovrà tradurre in una nuova ambiziosa politica che rimetta in salute la biodiversità, gli ambienti naturali e i paesaggi erosi da pratiche intensive e abuso di pesticidi e fertilizzanti”.

La Politica agricola comune, che impegna il 40% del budget dell’Unione europea, è da sempre un pilastro del sostegno alla produzione agroalimentare europea, ma nonostante i correttivi introdotti nel tempo essa continua a sostenere la produzione secondo modalità insostenibili, per l’ambiente e per le stesse comunità rurali.
Un’agricoltura che è responsabile della perdita di biodiversità in Europa, con la scomparsa di specie come gli uccelli tipici degli ambienti agricoli e le api, del degrado e dell’erosione dei suoli, oltre che del continuo calo di occupati e di imprese attive nel settore. Numerose evidenze mostrano come le nostre aree rurali hanno perso più del 58% dei loro uccelli tipici dell’ambiente agricolo, e inoltre il 24% dei bombi e altri insetti impollinatori, sono minacciati di estinzione, con enormi perdite a livello economico.
La crescente intensità delle lavorazioni agricole e il continuo impiego di sostanze chimiche di sintesi sono poi responsabili di fenomeni sempre più preoccupanti di contaminazione delle acque e di degrado ed erosione dei suoli. In Europa quasi il 10% dei suoli agricoli è affetto da fenomeni di erosione che, se non arrestati, portano alla perdita completa di fertilità, mentre il degrado della sostanza organica dei suoli causato dall’agricoltura intensiva causa emissioni di gas serra per oltre 100 milioni di tonnellate/anno. La Pac inoltre fallisce nel sostenere l’economia e il lavoro nelle aree rurali: tra il 2007 e il 2013, circa il 20% degli impieghi nel settore agricolo sono andati persi, e molti altri piccoli agricoltori sono stati espulsi dal mercato.
La Commissione europea presenterà i risultati della consultazione pubblica in una conferenza a Bruxelles il prossimo 7 luglio e pubblicherà una Comunicazione sul futuro della Pac prima della fine del 2017. La nuova Politica agricola comune dovrà essere implementata in tutti gli Stati membri entro il 2021.

sabato 29 aprile 2017

dalla Commissione europea




Nuovo piano d'azione per rafforzare la protezione della natura e della biodiversità nell'UE a beneficio dei cittadini e dell'economia




La Commissione europea ha adottato un nuovo piano d'azione per aiutare le regioni europee a tutelare la biodiversità e a sfruttare i benefici economici derivanti dalla protezione della natura.






Il Piano d'azione per la natura, i cittadini e l'economia è composto da 15 azioni, da realizzare entro il 2019, finalizzate a migliorare rapidamente l'attuazione delle direttive Uccelli e Habitat, che costituiscono le politiche faro dell'UE in materia di natura.
Queste direttive istituiscono la più vasta rete coordinata di zone protette ricche di biodiversità al mondo (la rete Natura 2000) che copre oltre il 18% della superficie terrestre e il 6% di quella marina nell'UE. Queste zone protette da sole rappresentano tra l'1,7 e il 2,5% del PIL dell'UE, grazie alla fornitura di servizi ecosistemici quali lo stoccaggio del carbonio, la depurazione delle acque, l'impollinazione e il turismo. Il piano d'azione adottato oggi mira a migliorare la gestione di queste zone, collegando in modo più ampio la protezione della natura e le attività socioeconomiche e coinvolgendo le autorità nazionali, i portatori d'interesse e i giovani.

Frans Timmermans, primo Vicepresidente responsabile per la Qualità della legislazione, ha dichiarato: "Abbiamo condotto un riesame completo delle direttive da cui è risultato che rispondono allo scopo fissato. Ci assicureremo ora che esprimano il loro pieno potenziale tutelando e conservando la ricca biodiversità dell'Europa. Si tratta di un valido esempio di come la qualità della legislazione migliori la tutela degli elevati standard ambientali dell'UE."

Jyrki Katainen, Vicepresidente responsabile per l'Occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività, ha aggiunto: "Il piano contiene azioni concrete per una migliore applicazione delle direttive sulla tutela della natura. Stiamo ponendo solide basi per riconciliare la tutela della biodiversità e le attività economiche, compresi gli investimenti nel capitale naturale. Il nostro successo dipenderà dalla stretta cooperazione con i portatori d'interesse, in particolare le autorità locali e regionali."

Karmenu Vella, Commissario per l'Ambiente, gli affari marittimi e la pesca, ha affermato: "Il piano d'azione prevede ambiziosi miglioramenti dell'attuazione delle direttive sulla tutela della natura. Non c'è modo migliore di proteggere le generazioni future che coinvolgere i giovani. È questo lo scopo del nostro corpo europeo di solidarietà, recentemente istituito. Le amministrazioni locali e regionali degli Stati membri possono assumere un ruolo guida nell'attuazione di questa e di altre politiche necessarie a tutelare il nostro patrimonio naturale."

Il Vicepresidente del Comitato europeo delle regioni, Karl-Heinz Lambertz, che è stato coinvolto visto il ruolo fondamentale che le autorità locali e regionali svolgono nell'attuazione delle direttive, ha dichiarato: "Il piano d'azione è un passo nella giusta direzione. In quanto assemblea che rappresenta le città e le regioni in Europa, ne sosterremo il lancio, impegnandoci con le autorità locali e regionali a garantire il conseguimento degli obiettivi di biodiversità entro il 2020."

Le 15 azioni da realizzare entro il 2019 si concentrano su quattro settori prioritari.

Migliorare gli orientamenti e le conoscenze e assicurare una maggiore coerenza rispetto ai più ampi obiettivi socioeconomici
La Commissione aiuterà gli Stati membri ad attuare efficacemente la normativa e a coglierne i benefici economici. Intendiamo aggiornare, elaborare e promuovere attivamente gli orientamenti relativi alle procedure di autorizzazione dei siti, alla protezione e alla gestione delle specie, come pure gli orientamenti specifici per settore relativi a questioni importanti, quali ad esempio l'energia eolica e idraulica e l'acquacoltura. Sono inoltre previsti nuovi orientamenti sull'integrazione dei servizi ecostistemici nel processo decisionale.
La Commissione aiuterà ad assicurare l'accesso pubblico in linea ai dati necessari all'attuazione delle direttive (ad esempio le immagini satellitari del programma Copernicus).

Favorire la titolarità politica e rafforzare la conformità
Una maggiore chiarezza per i portatori d'interesse rafforzerà la conformità. La Commissione sosterrà gli Stati membri nell'attuazione delle misure di conservazione necessarie per tutti i siti.
La Commissione collaborerà con le autorità nazionali e regionali, i proprietari dei terreni e altri portatori d'interesse per migliorare l'attuazione e superare le sfide.

Rafforzare gli investimenti nella rete Natura 2000 e migliorare l'uso dei finanziamenti dell'UE
Proporre un aumento del 10% del bilancio del programma LIFE destinato a progetti a sostegno della conservazione della natura e della biodiversità, nei limiti della dotazione finanziaria globale del programma stesso.
Stimolare gli investimenti del settore privato nei progetti legati alla natura attraverso lo strumento di finanziamento del capitale naturale, un apposito partenariato tra la Commissione e la Banca europea per gli investimenti che fornisce prestiti e investimenti su misura.
Promuovere le sinergie con i finanziamenti della politica agricola comune, tra cui il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, i servizi di consulenza agricola e il partenariato europeo per l'innovazione su "Produttività e sostenibilità dell'agricoltura".
Fornire orientamenti a sostegno della realizzazione di infrastrutture verdi per una migliore connettività alle zone Natura 2000 e sostenere soluzioni basate sulla natura attraverso la politica di ricerca e innovazione dell'UE e i fondi Orizzonte 2020.

Migliorare la comunicazione e la sensibilizzazione, e il coinvolgimento di cittadini, portatori d'interesse e comunità
Sostenere lo scambio di conoscenze con le autorità locali e regionali attraverso una piattaforma comune con il Comitato delle Regioni.
Coinvolgere i giovani attraverso il corpo europeo di solidarietà, ricorrendo all'intero stanziamento di 3,3 milioni di euro destinati all'impiego di volontari a sostegno della conservazione dei siti Natura 2000 e contribuendo attraverso i finanziamenti dell'UE a offrire ai giovani europei altre esperienze transfrontaliere di volontariato o di impiego.
Promuovere la sensibilizzazione, utilizzare nuove tecnologie e rafforzare il legame tra il patrimonio naturale e quello culturale, specialmente nel contesto dell'Anno europeo del patrimonio culturale che si celebrerà nel 2018.
Proclamare il 21 maggio giornata europea Natura 2000.

Contesto

Le direttive sulla tutela della natura (direttiva Uccelli del 1979 e direttiva Habitat del 1992) sono le pietre angolari della politica europea in materia di biodiversità. Nell'ambito del programma della Commissione "Adeguatezza ed efficacia della regolamentazione (REFIT)" sono state sottoposte a un controllo dell'adeguatezza (fitness check) che ha portato a una valutazione generale della loro efficacia ed efficienza. Il controllo dell'adeguatezza ha coinvolto tutti i portatori d'interesse, registrando un livello record di partecipazione, con la mobilitazione positiva di oltre 500 000 cittadini che hanno espresso il proprio sostegno alle direttive nel corso della consultazione pubblica tenuta dalla Commissione.
Il 16 dicembre 2016 la Commissione ha pubblicato le conclusioni sul controllo dell'adeguatezza delle direttive Uccelli e Habitat, in cui si conferma che le direttive sulla tutela della natura rispondono allo scopo fissato ma il raggiungimento dei loro obiettivi e la piena realizzazione del loro potenziale dipendono da un sostanziale miglioramento della loro attuazione in termini tanto di efficacia quanto di efficienza, in collaborazione con diversi gruppi di soggetti interessati negli Stati membri e in tutta l'Unione, per fornire risultati concreti sul campo.
Il piano d'azione è stato predisposto sulla base delle risultanze del controllo dell'adeguatezza da 10 commissari e dal Vicepresidente del Comitato europeo delle regioni, Karl-Heinz Lambertz, visto il ruolo fondamentale che le autorità locali e regionali svolgono nell'attuazione delle direttive.

giovedì 8 dicembre 2016

Salve le Direttive "Habitat" e "Uccelli".






Come ti controllo lo stato di salute delle Direttive U.E.







Le Direttive comunitarie che tutelano gli habitat naturali e seminaturali e le specie di uccelli selvatici, sono state sottoposte al "fitness check" da parte della Commissione presieduta da Junker. Il risultato è stato positivo: non hanno bisogno di adeguamenti. Quello che segue è lo schema di controllo adottato dalla Commissione.










 

Ci risiamo





La Commissione Europea deferisce nuovamente l'Italia alla Corte di giustizia e propone sanzioni




Dopo quattro anni dalla sentenza della Corte di Giustizia, l'Italia non provvede in modo adeguato al trattamento delle acque reflue di 80 città (Porto Cesareo, Supersano, Taviano in Puglia). Proposta una sanzione giornaliera di 346.922,40 Euro



La Commissione europea deferisce nuovamente l'Italia alla Corte di giustizia dell'UE per la mancata esecuzione della sentenza della Corte del 2012. Le autorità italiane devono ancora garantire che le acque reflue urbane vengano adeguatamente raccolte e trattate in 80 agglomerati del paese, dei 109 oggetto della prima sentenza, al fine di evitare gravi rischi per la salute umana e l'ambiente.
Il 19 luglio 2012 la Corte di giustizia dell'UE aveva statuito (causa C-565/10) che le autorità italiane violavano il diritto dell'UE (direttiva 91/271/CEE del Consiglio) poiché non provvedevano in modo adeguato alla raccolta e al trattamento delle acque reflue urbane di 109 agglomerati (città, centri urbani, insediamenti).
A distanza di quattro anni la questione non è ancora stata affrontata in 80 agglomerati, che contano oltre 6 milioni di abitanti e sono situati in diverse regioni italiane: Abruzzo (1 agglomerato), Calabria (13 agglomerati), Campania (7 agglomerati), Friuli Venezia Giulia (2 agglomerati), Liguria (3 agglomerati), Puglia (3 agglomerati) e Sicilia (51 agglomerati). La mancanza di adeguati sistemi di raccolta e trattamento in questi 80 agglomerati pone rischi significativi per la salute umana, le acque interne e l'ambiente marino.
La Commissione ha chiesto alla Corte di giustizia dell'UE di comminare una sanzione forfettaria di 62 699 421,40 euro. La Commissione propone inoltre una sanzione giornaliera pari a 346 922,40 euro qualora la piena conformità non sia raggiunta entro la data in cui la Corte emette la sentenza. La decisione finale in merito alle sanzioni spetta alla Corte di giustizia dell'UE.
Garantire che tutte le aree urbane dispongano di strutture per il trattamento delle acque reflue correttamente funzionanti può comportare considerevoli vantaggi per i cittadini dell'UE, poiché le acque non trattate pongono notevoli rischi per la salute umana e l'ambiente.


Contesto
Secondo quanto previsto dalla direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (direttiva 91/271/CEE del Consiglio), gli Stati membri sono tenuti ad assicurarsi che gli agglomerati (città, centri urbani, insediamenti) raccolgano e trattino in modo adeguato le proprie acque reflue urbane. Le acque reflue non trattate possono essere contaminate da batteri e virus nocivi e rappresentano pertanto un rischio per la salute pubblica. Contengono, tra l'altro, nutrienti, come l'azoto e il fosforo, che possono danneggiare le acque dolci e l'ambiente marino favorendo la crescita eccessiva di alghe che soffocano le altre forme di vita, processo conosciuto come eutrofizzazione.
Ai sensi della direttiva 91/271/CEE del Consiglio, le città e i centri urbani con un numero di abitanti equivalenti superiore a 15 000 che scaricano le acque reflue urbane in acque recipienti non considerate aree sensibili erano tenuti a dotarsi di sistemi per la raccolta e il trattamento delle acque reflue entro il 31 dicembre 2000. Ne consegue che gli Stati membri devono assicurare che le acque reflue urbane vengano opportunamente raccolte e trattate prima che siano scaricate nell'ambiente. 
A norma dell'articolo 260 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), se uno Stato membro non ha adottato le misure necessarie per conformarsi ad una sentenza della Corte di giustizia, la Commissione può adire la Corte di giustizia. La decisione relativa a un secondo deferimento alla Corte di giustizia sulla base dell'articolo 260 del TFUE deve sempre essere corredata di una proposta di sanzione e/o somma forfettaria. Il calcolo della sanzione da versare prende in considerazione la gravità dell'infrazione, tenuto conto dell'importanza delle norme violate e degli effetti di tale violazione sugli interessi generali e particolari, della sua durata e della grandezza dello Stato membro, al fine di garantirne l'effetto dissuasivo. Le sentenze della Corte sono vincolanti per tutti gli Stati membri dell'UE, nonché per le stesse istituzioni dell'UE.
Pertanto, il secondo deferimento alla Corte è necessario per garantire l'osservanza delle disposizioni in questi 80 agglomerati restanti, vista l'estrema lentezza dei progressi compiuti e la ripetuta inosservanza dei termini preventivamente annunciati. Altri Stati membri (Belgio, Grecia, Lussemburgo e Portogallo) sono già stati oggetto di sanzioni pecuniarie in casi analoghi, mentre la Spagna è stata nuovamente deferita alla Corte di Giustizia e potrebbe subire sanzioni.

lunedì 28 novembre 2016

Rete Natura 2000




La #CommissioneU.E. elogia la #Spagna per l'applicazione giudiziaria del Diritto comunitario su #Rete Natura 2000




E' molto difficile risolvere a Bruxelles tutte le questioni e quindi è fondamentale il ruolo delle istituzioni giudiziarie di ogni Stato, Come nel caso dell'Ufficio spagnolo dell'Ambiente.



L'Ufficio per l'Ambiente, con più di 900 condanne nel 2015, pone la Spagna "come punto di riferimento europeo nel diritto ambientale, esempi di buone pratiche e di eccellente opportunità" per la protezione della rete Natura 2000. Lo ha detto il delegato per l'Ambiente della Commissione Europea (CE), Daniel Calleja, in occasione della cerimonia di chiusura di un seminario sull'applicazione giudiziaria del diritto dell'Unione europea sul Rete Natura 2000, organizzato da @SEO_BirdLife (Società Spagnola di Ornitologia).
Allo stesso modo, l'avvocato esperto in tutela ambientale Maria Soledad Gallego ha sottolineato che la Rete Natura 2000 è "sempre più popolare" in campo giuridico spagnolo ed i Siti "sono sempre meglio protetti". I tribunali spagnoli "si sono evoluti e di molto migliorati" nella loro conoscenza del diritto ambientale e ci sono giudizi che hanno creato giurisprudenza nel Continente europeo, ha detto l'avvocato.
Ma la tutela della Rete Natura 2000 ha bisogno di più avvocati specializzati".
Nel corso del seminario è stato ricordato che la SEO/BirdLife ONG, ha vinto, dal 2010, l'85 per cento dei procedimenti giudiziari, molti dei quali legati alla protezione della Natura 2000.

domenica 4 ottobre 2015

da Commissione Europea (http://europa.eu/rapid/press-release_IP-15-5746_it.htm) - 02 ottobre 2015

 

 

Protezione della natura in Europa: fissare obiettivi più ambiziosi per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020

 


 Ma il check-up delle Direttive "Habitat" e "Uccelli" fa temere il peggio

 



Dalla revisione intermedia della strategia dell’UE sulla biodiversità si evince che sono stati registrati progressi in molti settori, ma emerge anche la necessità di un maggiore impegno da parte degli Stati membri per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020.

Scopo della revisione intermedia della strategia dell’UE sulla biodiversità è valutare se l’UE è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo di arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020. I risultati dimostrano che sono stati compiuti progressi in molti settori, ma evidenziano la necessità di sforzi più intensi per tener fede agli impegni assunti dagli Stati membri in materia di attuazione. La capacità della natura di pulire l'aria e l'acqua, impollinare le colture e limitare l’impatto di catastrofi quali le inondazioni è compromessa, con potenziali costi elevati e imprevisti per la società e per la nostra economia. Un sondaggio d’opinione a livello europeo, anch’esso pubblicato oggi, conferma che la maggioranza dei cittadini europei è preoccupata per le conseguenze della perdita di biodiversità ed è consapevole delle ripercussioni negative che questo fenomeno può avere sulla salute e il benessere degli esseri umani, e in ultima analisi anche sul nostro sviluppo economico a lungo termine.

L’UE ha adottato una strategia per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020. Dalla valutazione effettuata a metà percorso emerge che occorre fare molto di più sul terreno per tradurre le politiche dell’UE in azioni concrete. In primo luogo gli Stati membri devono attuare meglio la legislazione UE in materia di protezione della natura. Più dei tre quarti dei principali habitat naturali nell’UE sono attualmente in condizioni insoddisfacenti, e molte specie sono a rischio di estinzione. L'effettivo arresto della perdita di biodiversità dipende anche da quanto efficacemente le questioni legate alla biodiversità sono integrate nelle politiche in materia di agricoltura, silvicoltura, pesca, sviluppo regionale e commercio. La riforma della politica agricola comune offre la possibilità di una maggiore integrazione delle questioni connesse alla biodiversità, ma la misura in cui gli Stati membri attueranno i provvedimenti a livello nazionale sarà decisiva per garantirne il successo. Infine occorre riconoscere e apprezzare per il suo giusto valore il nostro capitale naturale, non solo entro i limiti delle aree protette ma in generale nel nostro territorio e nei nostri mari. La Commissione sta attualmente effettuando un controllo dell’adeguatezza (check-up) delle direttive Uccelli e Habitat, al fine di verificare se stiano raggiungendo i loro importanti obiettivi nel modo più efficiente.

Il Commissario responsabile per l'Ambiente, gli affari marittimi e la pesca, Karmenu Vella, ha dichiarato: Possiamo trarre numerosi insegnamenti da questa relazione - abbiamo compiuto progressi e ci sono esempi validi da seguire, ma resta tanto da fare per colmare le lacune e raggiungere gli obiettivi in materia di biodiversità all'orizzonte 2020. Non c’è motivo di autocompiacersi - perdere biodiversità significa perdere il nostro sistema di sostegno alla vita. Non possiamo permettercelo, né può permetterselo la nostra economia."

Il ripristino degli habitat naturali e la costruzione di infrastrutture verdi continuano a rappresentare delle sfide per l’Europa. La strategia dell’UE per le infrastrutture verdi — una volta attuata — dovrebbe comportare vari benefici per una serie di settori, compresa l’agricoltura, la silvicoltura e la pesca. Le specie esotiche invasive sono una delle minacce alla biodiversità che registra la crescita più rapida in Europa, causando danni significativi all’agricoltura, alla silvicoltura e alla pesca, con un costo nell'UE pari ad almeno 12 miliardi di EUR l’anno. È entrato in vigore un nuovo regolamento dell’UE per combattere la diffusione delle specie esotiche invasive e si sta lavorando per definire entro l’inizio del 2016 un elenco delle specie invasive di rilevanza unionale.

Su scala mondiale, l’UE contribuisce in ampia misura ad arrestare la perdita di biodiversità. Insieme ai suoi Stati membri, l’UE è il principale donatore finanziario per la conservazione della biodiversità. L’UE ha adottato i primi provvedimenti per ridurre le cause indirette della perdita di biodiversità, in particolare in materia di commercio della fauna selvatica e della pesca illegale, e per integrare la questione della biodiversità nei suoi accordi commerciali. La nuova agenda generale 2030 per lo sviluppo sostenibile ribadisce la necessità di mantenere gli impegni assunti a livello mondiale in questo settore.

La pubblicazione della revisione intermedia coincide con quella di un sondaggio Eurobarometro che evidenzia le preoccupazioni espresse dagli europei rispetto alle tendenze attuali in materia di biodiversità. Almeno i tre quarti dei cittadini europei ritengono che sussistano gravi minacce per gli animali, le piante e gli ecosistemi a livello nazionale, europeo e mondiale, e oltre la metà ritiene che risentirà personalmente della perdita di biodiversità.

Contesto
La strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2020 mira a porre fine alla perdita di biodiversità e al degrado dei servizi ecosistemici, ripristinandoli il più possibile entro il 2020, e a contribuire ad evitare la perdita di biodiversità su scala mondiale. Essa stabilisce obiettivi in sei settori principali: piena attuazione della normativa dell'UE in materia di protezione della natura; preservazione e ripristino degli ecosistemi e dei relativi servizi; rafforzamento della sostenibilità dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca; controlli più rigorosi sulle specie esotiche invasive e un contributo più significativo dell’UE alla prevenzione della perdita di biodiversità. La strategia dell’UE sottolinea la necessità di tenere pienamente conto dei benefici economici e sociali garantiti dalla natura e di integrare tali vantaggi nei sistemi di comunicazione e contabili. La strategia mira anche a tener fede agli impegni mondiali in materia di biodiversità nel quadro della convenzione sulla diversità biologica e contribuisce alla nuova agenda di sviluppo sostenibile a livello mondiale entro il 2030.