domenica 6 settembre 2015

da "The Economist" - 05 settembre 2015



Tracciare le regole della pesca



Per disciplinarla è necessario avere i dati.



I pescatori oceanici sono costantemente alla ricerca di nuovi luoghi per esercitare il loro mestiere, appena esauriti quelli vecchi. Così, nel 1970, gli equipaggi dei pescherecci europei si sono rivolti al profondo fondale dell'Atlantico nord-orientale per sostituire le acque poco profonde della piattaforma continentale più vicine a casa ma che erano state depredate quasi del tutto. Ma non era l'unico motivo. Uno studio pubblicato nel 2009 ha suggerito che nelle più profonde delle loro acque - quelle con un fondale più vicino di 1.500 metri dalla superficie - i rendimenti erano scesi del 70 % in 25 anni. Anche a profondità maggiori, il calo è stato del 20%. Per cercare di arginare questo declino, l'Unione Europea, che regola la pesca in gran parte della zona, ha proposto di limitare la profondità alla quale la pesca a strascico può aver luogo. Questa scelta, in effetti, potrebbe creare una riserva marina sotto la profondità stabilita, una forma di protezione supplementare al sistema delle quote specie-specifiche che già esiste. La questione è dove deve essere disegnata la linea di sotto della quale è vietata la pesca a strascico d'altura. E, fino ad ora, ci sono stati pochi dati scientifici per sostenere tale decisione. Ora, però, c'è un'inversione di tendenza con la recente pubblicazione in "Current Biology", di uno studio condotto da Joanne (Jo) Clarke dell'Università di Glasgow e Francis Neat del Marine Scotland Science, un ente governativo scozzese. Il loro lavoro suggerisce che la linea oltre la quale non bisogna andare sarebbe ad una profondità di 600 metri, oltre la quale quale il Università di Aberdeen e St Andrews. Questi dati sono stati raccolti sulle specie catturate ed anche sulle profondità delle reti a strascico utilizzate, che variavano da 250 a 1.500 metri. (Lo studio in questione è stato oggetto del mio post https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=4229761066013974600#editor/target=post;postID=6713670202342384819;onPublishedMenu=allposts;onClosedMenu=allposts;postNum=0;src=postname).
danno ecologico causato dalla pesca a strascico aumenta sensibilmente. Clarke e Neat motivano la loro conclusione in base ai dati raccolti tra il 1978 e il 2013 dal Marine Scotland Science e dalle
I ricercatori fanno notare che la biodiversità aumenta con la profondità. In media, ogni 100 metri vio è un aumento di 18 specie ittiche. Molte di queste, però, sono di scarso valore commerciale. Una volta catturate vengono ributtate in mare, ma la maggior parte dei capi pescati è morta. L'impatto della pesca a strascico oltre i 600 metri è maggiore perché le specie di acque profonde tendono a crescere più lentamente rispetto a quelle che vivono vicino alla superficie ed hanno tassi di fecondità più bassi.
Per saperne di più: http://www.economist.com/news/science-and-technology/21663195-when-regulating-fishing-it-always-helps-have-data-drawing-line?fsrc=scn/tw/te/pe/ed/Drawingtheline

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