domenica 20 settembre 2015

da "Associazione Italiana Wilderness - A.I.W.



Zunino: "sparare a vista ai cinghiali, anche nei Parchi!"



Per il Presidente dell'A.I.W. non serve un Commissario, come proposto da Ermete Realacci, ma dare il via libera ai cacciatori anche nei Parchi. 


 

Scrive Franco Zunino, Direttore generale dell'Associazione Italiana Wilderness (A.I.W.), in merito al problema "cinghiali" in Italia: "Non volendo operare e cercando tutte le scappatoie per tergiversare, ecco che tanto per tirare le cose per le lunghe, uno dei politici e leader animalisti ed anticaccia, ha proposto un Commissario straordinario per il problema del cinghiale. Così il problema non si risolverà ma per intanto sarà creata una nuova poltrona da occupare politicamente! Siamo proprio italiani!

La bella pensata è del Presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, già leader e/o sostenitore di una campagna referendaria contro la caccia.

Caro Realacci, un Commissario straordinario si nomina quando da anni non si riesce a risolvere un problema, pur avendole provate tutte; ad esempio, servirebbe per salvare l’Orso marsicano (vanamente proposto e dalla scrivente Associazione e dallo stesso ex Presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo), ma non certo per il cinghiale, visto che basterebbe liberalizzare al massimo la caccia all’animale, consentendola anche dentro ai Parchi e alle Oasi almeno per un periodo di uno o due anni, ed il problema si risolverebbe. Ma è troppo facile, quindi sicuramente si studieranno tutti quegli inutili metodi che non hanno mai risolto nulla, e per contenere cinghiali e per contenere altre specie animali!

Pertanto, mettere prima dei paletti, stabilire delle regole, fare degli studi, creare della burocrazia, ed allora: voilà un bel Commissario straordinario! Affinché l’opinione pubblica che sta subendo danni sia calmierata e… tutto resti come prima!

Franco Zunino
Che di cinghiali ce ne siano più di un milione lo hanno scoperto adesso: fino a ieri hanno fatto di tutto per evitare provvedimenti risolutivi, con recinzioni elettriche e metodi anticoncezionali, catture per abbattere poi (ipocritamente!) gli animali nei macelli. Al risolutore venatorio invece, vita difficile: con leggi, laccioli, limitazioni delle aree di caccia, iscrizione ad albi o liste varie con tanto di tasse da pagare, metodi di caccia da cambiare, blocco dei calendari venatori, ecc. Ora scoprono l’emergenza, ed anziché risolverla, vogliono continuare a farlo in modo “serio e scientifico”: ovvero, leggasi mettendo i bastoni tra le ruote a chiunque voglia risolvere il problema con senso pratico. Realacci porta ad esempi ciò che è stato fatto finora in alcuni Parchi, ovvero ben poco, perché i metodi sono talmente costosi, farraginosi e lenti, che mentre catturano un cinghiale, la popolazione cresce di due: hanno creato un business, un lavoro!

Al solito si pensa sempre di prendere per i fondelli l’opinione pubblica, di risolvere i problemi con proclami o cambiando nome alle cose!

Non cambierà mai nulla in questo Pase fino a quando queste persone (sempre le stesse!) saranno a capo degli organismi che dovrebbero risolvere i problemi. Sicuramente si troverà modo di richiedere sovvenzioni europee per procedere intanto con gli ennesimi, inutili studi di fattibilità (ma qualche amico ne sarà certamente incaricato: poi ci verranno a magari a dire che ce lo chiede l’Europa!).

E poi, ci dice invece Realacci, ecco, la soluzione: la ricerca di “una specie antagonista” (leggasi il Lupo, che a suo volta è già un problema di suo ma che, come per il cinghiale, ci si rifiuta di riconoscere come tale: e quando sarà, magari ci proporranno un altro commissario!). E il fucile no? gli vorrei dire, come da anni si fa da altre parti di fronte a problemi similari? Certo, la questione è che da altre parti il problema lo vogliono risolvere, non solo cavalcare!".

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Zunino, da buon amante della pratica venatoria, si lascia andare ed indica nel coinvolgimento dei cacciatori nelle aree naturali protette, l'unico modo per fronteggiare l'armata di cinghiali (neanche fosse l'Isis) nel nostro Paese. Zunino evita con cura di occuparsi prima di tutto dei territori al di fuori delle aree naturali protette per concentrarsi su una formula che non regge se non come soluzione residuale e di finitura delle operazioni di cattura e, in questo modo, di prelievo selettivo dei cinghiali. La spinta formidabile che in questo periodo le associazioni venatorie stanno esercitando sui livelli politici nazionali, regionali e locali, fa perdere lo ben dell'intelletto. La verità sta nella dolosa sciagurata scelta dei cacciatori di inondare il Paese con ripopolamenti di cinghiali anche laddove si sapeva perfettamente non si sarebbe potuto procedere con "stermini di massa". Si sono spesi soldi pubblici, si sono violate norme di tutela della biodiversità e sanitarie per far divertire un manipolo, si direbbe a Bari, di "squagghiasole" (squagliasole) ed ora la questione sarebbe diventata un'emergenza! E, come si sa, dietro ogni emergenza si nasconde la frode, l'inganno, la negazione del diritto di conoscenza dei fatti e degli atti. Le Regioni, per esempio la Puglia che finora è vissuta nell'illusione della terra dei Parchi e della tutela della biodiversità (ma quando?), si attrezzino per gestire il problema secondo il diritto e la legalità, lasciando alle aree naturali protette la gestione della questione nei propri confini e concentrandosi, invece, nei territori al di fuori di esse. Ma per far questo ci vuole conoscenza, intelligenza, capacità di decisione, rispetto del diritto. Ho la sensazione di chiedere molto, forse troppo. (F.M.)

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