Visualizzazione post con etichetta Sicilia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Sicilia. Mostra tutti i post

giovedì 15 ottobre 2015

da "'l'Astrolabio - Newsletter Amici della Terra" - 15 ottobre 2015 -

di Ettore Barbagallo e Carlo Foderà




Parliamo di paesaggio





Il 20 ottobre del 2000 venne aperta alla firma, a Firenze, la Convenzione Europea sul Paesaggio. L’Italia, che ospitava l’evento, fu ovviamente tra i diciotto paesi che già in quella prima giornata sottoscrissero il trattato. Ad essi se ne sono aggiunti successivamente altri, sino ad arrivare al numero attuale di quaranta sottoscrittori, sui quarantasette Stati membri del Consiglio d’Europa. Tra le assenza di rilievo, quelle della Russia, della Germania e dell’Austria.

La tempestività della firma del trattato da parte italiana non fu però prodromo di un seguito altrettanto rapido. Furono infatti necessari oltre cinque anni affinché la Convenzione venisse ratificata, con la legge 9 gennaio 2006, n. 14. Né, soprattutto, si può affermareche l’attuazione dei principi della Convenzione sia stata più pronta, dal momento che, a quindici anni da quella sottoscrizione, la strada da fare appare ancora lunga. D’altra parte, ben più lunga è l’attesa, che a tutt’oggi si protrae, dell’effettiva attuazione della Costituzione, che, all’articolo 9, pone il paesaggio tra i beni che la Repubblica è chiamata a tutelare, al pari del patrimonio storico e artistico della Nazione, una tutela che è stata sin qui interpretata, anche concettualmente, in modo quanto meno riduttivo.

Nei prossimi numeri, l’Astrolabio intende dedicare una più approfondita riflessione sui temi del paesaggio. Qui di seguito pubblichiamo una breve informativa, predisposta da Ettore Barbagallo, Presidente di Amici della Terra Sicilia, e da Carlo Foderà, Consigliere nazionale dell’Associazione, sulle iniziative che, proprio in occasione della ricorrenza della firma della Convenzione, gli Amici della Terra hanno avviato in Sicilia, una regione che, per quei temi, può sicuramente essere considerata emblematica. Altre iniziative, in fase di studio, faranno del paesaggio un tema di rilievo delle attività associative.


______________________

Il 20 ottobre 2015 ricorre il 15° anniversario della sottoscrizione della Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze, 20 ottobre 2000). Per l’occasione, Amici della Terra ha avviato in Sicilia una serie di iniziative di studio, di approfondimento e di sensibilizzazione per mettere in risalto l’importanza fondamentale del paesaggio ai fini della tutela e della valorizzazione del grande patrimonio storico, ambientale, artistico, culturale e delle caratteristiche naturali e antropiche uniche che l’isola possiede.

Diverse sono le azioni sulle quali si sta lavorando: dalla promozione di una “Giornata del paesaggio siciliano” da istituire nella Regione, alla proposta di iscrivere la Regione Sicilia alla rete europea per l’attuazione della Convenzione Europea sul Paesaggio; all’organizzazione dell’incontro-convegno “Sicily Landscape Day”, all’istituzione del concorso fotografico “Paesaggi di Sicilia”,alla creazione di un osservatorio dei paesaggi siciliani.

Dell’istituzione della “Giornata del paesaggio siciliano” e dell’iscrizione alla rete europea per l’attuazione della Convenzione, gli autori di questa nota hanno avuto modo di discutere, il 23 settembre scorso, nel corso di un’audizione innanzi alla Commissione competente dell’Assemblea Regionale Siciliana. Entrambe le proposte hanno suscitato un notevole interesse da parte dei parlamentari regionali, tanto da far senz’altro sperare in un esito positivo, in particolare per quanto attiene all’istituzione della Giornata del paesaggio, più immediatamente legata a una decisione della Regione.

Le due proposte sono tra i principali temi dell’incontro-convegno “Sicily Landscape Day”. L’evento, organizzato dagli Amici della Terra Sicilia, si terrà tra qualche giorno, nella data simbolicamente scelta del 20 ottobre, in un antico monastero restaurato, all’interno del Parco dell’Etna, a Nicolosi. In quella occasione si svolgerà anche la fase finale del concorso fotografico “Paesaggi di Sicilia”, i cui vincitori, dopo una selezione online, verranno decretati da una giuria specializzata. Non sono peraltro previsti premi materiali, a parte la consegna di targhe ricordo, in quanto l’iniziativa è unicamente intesa ad incrementare la consapevolezza delle bellezze paesaggistiche siciliane.

Infine, la creazione di un osservatorio dei paesaggi di Sicilia, il primo della Regione, per il quale si sta cercando, con fondate speranze di successo, una collocazione adeguata ad Erice.

La funzione principale dell’Osservatorio sarà la promozione della conoscenza del paesaggio all'interno della società, creando una maggiore consapevolezza dell'importanza della sua tutela e della sua valorizzazione. Ciò avverrebbe attraverso attività di sensibilizzazione e partecipazione che coinvolgano enti, istituzioni pubbliche e private, al fine di promuovere ed elaborare forme di protezione, gestione e pianificazione del paesaggio. Concepito sia come organo di consulenza del Governo regionale e degli Enti Locali, sia come centro di eccellenza per lo studio e il monitoraggio dei paesaggi siciliani, l’Osservatorio si propone come punto d'incontro tra l’associazionismo, il mondo scientifico e i responsabili della pianificazione territoriale.

Queste, in sintesi, le iniziative già assunte. Ma si tratta dell’avvio di un percorso che non si esaurisce con esse e che dovrà invece proseguire, diventando un argomento centrale delle nostre attività.

Nell’impostazione della Convenzione europea, il paesaggio ha un significato ampio, che comprende aspetti e tematiche diverse, dalla gestione del territorio, alla tutela dell’ambiente, fino alla valorizzazione e conservazione della cultura e della storia locali. Ed è importante che questa accezione divenga patrimonio delle istituzioni, delle amministrazioni, delle comunità.

In Sicilia, tale esigenza assume un rilievo del tutto particolare, per i forti fattori di rischio presenti, per la necessità di recuperare e mitigare i danni già prodotti, per le elevatissime potenzialità di sviluppo sociale, economico, culturale, legate al paesaggio, che sicuramente caratterizzano l’isola.

mercoledì 23 settembre 2015

Scoperte da ISPRA

 

Popolazioni di Datteri bianchi a Scala dei Turchi (Sicilia)




E' la prima segnalazione di Pholas dactylus in Sicilia

Azioni sul documento
compreso tra Giugno e Luglio 2015, l’ISPRA (Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale), nell’ambito del progetto Osservatorio Regionale della Biodiversità della Regione Siciliana ha condotto una campagna di indagine lungo la fascia costiera della provincia di Agrigento (nel tratto di mare compreso fra la foce del fiume Platani e Scala dei Turchi), mirata alla istituzione di nuovi SIC marini.




Nel periodo compreso tra Giugno e Luglio 2015, l’ISPRA (Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale), nell’ambito del progetto Osservatorio Regionale della Biodiversità della Regione Siciliana ha condotto una campagna di indagine lungo la fascia costiera della provincia di Agrigento (nel tratto di mare compreso fra la foce del fiume Platani e Scala dei Turchi), mirata alla istituzione di nuovi SIC marini.
L’esplorazione è stata condotta sia attraverso indagini visive “visual census”, con operatori subacquei, sia con l’ausilio di un ROV (Remotely Operated Vehicle) gestibile da piccole imbarcazioni. Le attività hanno portato all’individuazione di importanti comunità animali e vegetali inserite nelle Normative Nazionali, Direttive Europee e Convenzioni Internazionali. Il territorio in cui ricade l'area di studio è caratterizzato, dal punto di vista geologico, dalla presenza di un particolare tipo di rocce sedimentarie, denominate Trubi.

Per la prima volta sono stati censiti i popolamenti del mollusco bivalve Pholas dactylus (dattero bianco), che lungo l’area di studio è presente con migliaia di individui.

Ad oggi tale risultato è la prima segnalazione di P. dactylus in Sicilia, ed è associato alla particolare tipologia di substrato. La specie svolge un’azione meccanica di perforazione con le sue valve, pertanto il suo habitat è ristretto solo a substrati rocciosi teneri, come quelli offerti dalle marne calcaree distribuite lungo la costa agrigentina.

La specie è rigorosamente protetta dal D.M 16 ottobre 1998 che ne vieta la pesca, è inclusa inoltre nell’allegato II della Convenzione di Berna e nell’allegato II del Protocollo relativo alle Aree Specialmente Protette e della Biodiversità del Mediterraneo (Convenzione di Barcellona).

Per l’importanza ambientale di questo raro habitat e per il suo ruolo nella biodiversità marina del Mediterraneo, dovrebbero essere poste in essere adeguate misure di conservazione e tutela.

I risultati di questa indagine forniscono un importante contributo alla conoscenza della biodiversità marina siciliana di ambienti costieri poco profondi.

sabato 29 agosto 2015

M5S in Sicilia: il Parco delle Madonie avrebbe potuto ridurre il numero dei cinghiali


L'Ente Parco siciliano non avrebbe mai attuato i piani di cattura già predisposti. Sembra che la mancata attuazione avrebbe favorito il ricorso al metodo della braccata con i cacciatori. Secondo il M5S si è comunque in emergenza (ma dati da monitoraggio sui cinghiali non se ne conoscono).




Piani di cattura mai attuati nel Parco regionale delle Madonie? Dalle carte sembrerebbe di sì. Il Movimento 5stelle siciliano vuole risposte certe dalla Regione.
Pronta una interrogazione all’Ars e una serie di accessi agli atti per chiarire la vicenda. I Cinquestelle: “Il presidente dell’Ente Parco (delle Madonie n.d.r.) in quarta commissione questa estate ha sostenuto il contrario, ma alcune note sembrano smentirlo”.
Perché i piani di cattura dei cinghiali nel Parco della Madonie non sarebbero mai stati attuati, e di chi è la responsabilità dell’introduzione della specie nella zona? E ancora, perché il presidente del Parco delle Madonie ritiene il metodo di cattura tramite ‘braccata’ migliore di quello con i chiusini? Sono alcuni dei quesiti cui cerca di dare una risposta una interrogazione del M5S all’ Ars, indirizzata al presidente della Regione e agli assessori all’Ambiente e all’Agricoltura. Con l’atto (prima firmataria Valentina Palmeri) i deputati Cinquestelle tornano ad occuparsi del caso suidi, balzato prepotentemente alla ribalta questa estate dopo l’aggressione mortale di questi animali (un incrocio tra cinghiali e maiali) a Cefalù. Per approfondire la questione i deputati hanno messo in cantiere pure una serie di accessi agli atti, per appurare fino a che punto le determinazioni prese in passato sull’argomento siano state applicate.
“Da una nota del 20 Maggio 2014 dell’Assessorato Risorse agricole in risposta al comune di Castellana Sicula, – affermano i deputati – abbiamo appreso che il piano di cattura e successivo abbattimento (quindi con l’uso dei cosiddetti chiusini) non sarebbe mai stato applicato, contrariamente a quanto dichiarato dal presidente del Parco, Pizzuto, durante la seduta informale che si è tenuta l’11 agosto in IV Commissione all’Ars”. “Infatti – sostengono i parlamentari Cinquestelle – da questo documento si apprende che con ben 2 note del 2013 e del 2014, l’Ente Parco afferma, prima, di non aver attuato il piano per mancanza di risorse finanziarie e, poi, chiede una proroga del piano di cattura nelle more del reperimento delle suddette risorse. Quindi, a meno che non siano accaduti improvvisi miracoli, non capiamo quando, ed eventualmente con quale efficacia, sia stato mai applicato il piano”. Oltre alla mancata applicazione del piano i deputati del Movimento contestano al presidente del Parco della Madonie il metodo di cattura da lui sostenuto (la cosiddetta braccata) e la sua proposta di allargare la platea dei selettori, anche a squadre organizzate di cacciatori.
“Il presidente del Parco – afferma Valentina Palmeri – dovrebbe sapere innanzitutto che la caccia è vietata all’interno delle aree naturali protette e che l’abbattimento selettivo con il metodo della ‘braccata’, cioè con cacciatori di selezione coadiuvati da mute di cani, rappresenta il metodo peggiore di controllo della fauna, come sostenuto anche dall’Ispra, in primo luogo perché provoca la rottura delle gerarchie all’interno del gruppo stesso e la dispersione del gruppo di suidi, che fuori controllo provocano maggiori danni. In secondo luogo perché la ‘braccata’ causa indirettamente impatti negativi anche su altre specie di fauna presenti nel parco, alcune delle quali particolarmente protette. Al contrario della braccata, la cattura con i chiusini ed il successivo abbattimento, previsti dai piani di controllo approvati, ma, a quanto pare, mai applicati, eliminerebbe l’intero gruppo familiare e risulterebbe molto meno invasivo”.
“Il caso suidi – sostiene la deputata Claudia La Rocca – è un altro capitolo ingarbugliato della nostra Regione da approfondire. Insomma, una legge già esistente, (lr 12/2008), mai applicata o applicata parzialmente fra versioni contrastanti. Sicuramente un’imminente richiesta di accesso agli atti da parte nostra ci chiarirà quanto in realtà sia stato fatto e se è vero che il piano di cattura, ormai ritenuto una soluzione blanda, sia stato realmente applicato, per quanto tempo e con quali risultati. Siamo consapevoli dell’estrema emergenza che ci ritroviamo davanti e che la dichiarazione di stato d’emergenza sembra l’unica strada percorribile. Ricordiamo, però, al presidente del Parco che la norma recentemente approvata recita che le attività di abbattimento diretto ‘non costituiscono in nessun caso esercizio di attività venatoria’ ”.
Sulle responsabilità della Regione mette l’accento il presidente dalla commissione Ambiente dell’Ars, Giampiero Trizzino.
“Le leggi già c’erano dal 2008. E’ paradossale che l’amministrazione si muova sempre e solo dopo una tragedia”