sabato 3 ottobre 2015

dal "Corriere della Sera" - 01 ottobre 2015 - di Marco Gasperetti




Cinghiali: meno fucili più chimica




Si torna a parlare delle pillole anticoncezionali per gli ungulati. Nel Parco Naturale Regionale della Maremma ci stanno provando. Ma i rischi sono alti per altre specie, tra cui anche l'uomo



E se l’invasione dei cinghiali fosse fermata senza fucili ma con una pillola anticoncezionale? Sarebbe una panacea, non solo per l’etica animalista, ma anche per il territorio, l’ambiente e probabilmente per il budget delle regioni costrette da anni a combattere contro la moltiplicazione degli ungulati. Nel Parco naturale della Maremma alla «super pillola» si sta pensando da anni grazie a una collaborazione con l’Animal and Plant Health Agency di York, in Inghilterra, e a una ricercatrice, Giovanna Massei, che sta mettendo a punto un anticoncezionale particolarmente efficace su questi animali. Al progetto lavorano dalla Maremma anche i biologi Francesco Ferretti e Andrea Sforzi. La sperimentazione è già iniziata.

Durante la prima fase è stato costruito uno speciale dispenser, nella seconda, che inizierà tra qualche mese, si prevede l’uso del farmaco anticoncezionale vero e proprio. «Il dispenser è già stato e utilizzato con successo – spiega Enrico Giunta, direttore del Parco naturale della Maremma -. Si chiama Bos (acronimo di Board Operated System) ed è un dispositivo che funziona solo sui cinghiali. In altre parole riconosce la loro conformazione del muso e rilascia il cibo dove, in futuro, sarà inserito l’anticoncezionale».

La verifica, ripresa 24 ore su 24 da telecamere anche notturne, ha dato buoni risultati. Il Bos, un contenitore dalla vaga forma del fungo, ha funzionato bene, anche se manca ancora la “pillola”, ovvero il primo farmaco orale e le autorizzazioni sia delle autorità sanitarie statunitensi che di quelle italiani. «Contiamo di inserirlo del dispenser tra qualche mese, certamente entro il 2016», spiega Giunti. Soltanto in Toscana si stima che siano 400 mila i cinghiali, più della metà di quello che il territorio può sopportare. Così la Regione ha approvato un piano di abbattimenti selettivi.

Che però è stato contestato dalla Lav che parla di approssimazione e catture cruentissime con i cani che spesso provocano l’aumento della popolazione di ungulati e di un pericolo che la carne dei cinghiali (che è stato proposto diventi dop) diventi anche un business che creerebbe un circolo vizioso con interessi a far aumentare il numero di capi da abbattere per allargare la produzione. «E’ l’effetto rimbalzo – spiega Giacomo Bottinelli della Lav -. E’ provato scientificamente che dopo l’eliminazione dei cinghiali essi si riproducono più velocemente di prima. E anche i dati della Regione dimostrano che aumentando gli abbattimenti aumentano anche i danni. Serve invece prevenzione (togliendo le fonti di cibo a questi animali) e iniziare campagne di sterilizzazione usando anche nuovi vaccini in via di perfezionamento come quelli che saranno sperimentati in Maremma».

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Il commento è nel sommario, sotto il titolo (F.M.)
 

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