domenica 25 ottobre 2015

Ancora sull'immissione di cinghiali da parte dei "cacciatori" - da "Gruppo di discussione italiano sulla ricerca faunistica" vertebrati@liste.cilea.it






Cinghiali allevati per la caccia sotto casa. #2
Una riflessione di Giuseppe Bogliani*.







Giuseppe Bogliani
Se, come me, vi siete chiesti più volte: “poiché il cinghiale si era estinto in gran parte delle foreste europee con la diffusione delle armi da fuoco ad avancarica, come mai non si riesce a ridurne drasticamente il numero o a eradicarlo oggi, quando agiscono squadre dotate di armi ben più efficienti, di radioriceventi, di mezzi fuoristrada, di cani addestrati, in aree ad agricoltura intensiva nelle quali le aree di rifugio sono isolate e per nulla impenetrabili?”.
Succede per esempio nell’Oltrepo Pavese collinare, occupato in gran parte da vigneti intensivi, con pochi boschi sparsi; oppure in Lomellina, area di risicoltura intensiva con pochissime aree boschive, in gran parte aree protette.
Giaggiolo siberiano (Iris sibirica)
Un pensiero maligno lo avevo fatto più volte, soprattutto sentendo i racconti di alcuni conoscenti e consapevole dello “spessore” etico e tecnico di taluni “gestori” locali della fauna.
La presenza del cinghiale in zone intensamente coltivate, densamente abitate e solcate da strade, sta creando vari problemi in termini di danni a coltivazioni (vigneti, risaie) e rischio per le persone (quotidiani gli incidenti stradali). Aggiungo che il danno ad alcune specie vegetali e a parte della mesofauna del suolo è localmente gravissimo (pressocché estinta la popolazione un tempo localmente comune di Iris sibirica; danneggiate molte delle 38 specie di orchidee della zona); ma di quest’ultimo aspetto non importa nulla a nessuno.
Oggi il quotidiano locale da’ la notizia che mi aspettavo: la polizia provinciale (in verità sono i benemeriti agenti caccia e pesca in fase di smantellamento), hanno localizzato quattro allevamenti in un’area fra le più interessanti per i vigneti DOC dello spumante. A parte il "buon gusto" di sparare da altane ad animali in recinto (leggete la descrizione), sono state accertate liberazioni deliberate di animali “pronta caccia” anche fuori dai recinti.
Questo conferma la mia idea: se si vuole eliminare il cinghiale dalle zone non vocate, occorre vietarne la caccia in modo totale in quelle aree e affidare l’abbattimento alle sole guardie provinciali. Niente selecontrollori, altrimenti la giostra ricomincia a girare come ora.

________________________

* Professore Associato di Zoologia presso il Dipartimento di Scienze della Terra e dell'Ambiente dell'Università degli Studi di Pavia

Nessun commento:

Posta un commento