domenica 11 dicembre 2016

da "la Repubblica - ed. Napoli" 11 dicembre 2016 - di Vincenzo Rubano 





Vita più cara per chi vive nel Parco del Cilento:

"Il governo istituisca una 'zona franca' nell'area protetta"





Una questione di non poco conto quella sollevata dal Presidente della Comunità del Parco Nazionale del Cilento, Salvatore Iannuzzi che ha inviato una nota al Ministro dell'Ambiente, Galletti.
In realtà, la Legge quadro sulle aree protette, la n. 394/1991, che oggi si vorrebbe modificare con tanta celerità ma che non è mai stata applicata totalmente, prevede priorità nella destinazione di fondi comunitari, nazionali e regionali ai Parchi. Gli argomenti che ancora non si vogliono affrontare sono: come rendere la partecipazione dei cittadini ad un'area protetta vantaggiosa dal punto di vista fiscale e come rendere la loro vita più facile, razionalizzando e semplificando le procedure amministrative. Volendo si potrebbe, ma, forse, non lo si vuole.





Vita più cara per chi vive nel Parco, il governo istituisca una “zona franca” nell’area protetta”. E’ la proposta che il presidente della Comunità del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, Salvatore Iannuzzi, ha inviato al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti.
“Il governo nazionale deve compensare le popolazioni del Parco per i limiti e le restrizioni imposte dal regime protezionistico della natura – ha spiegato Iannuzzi - perché vivere nell’area protetta costa di più che vivere fuori”. La costruzione di un’abitazione nel Parco richiede materiali particolari e costosi, il trasporto richiede ore di automobile e il rischio di “imbattersi” nelle fauna del Parco, coltivare significa condividere il raccolto con cervi e cinghiali, allevare bestiame significa condividere mucche e pecore con i lupi. “Disagi e costi a carico delle comunità locali – ha aggiunto Iannuzzi - che vanno compensati con incentivi speciali dello Stato”.
Come? “Con una zona franca, un’isola fiscale, chiamatela come vi pare – ironizza Iannuzzi - purché si faccia. E’ urgente e necessario – ha continuano il presidente – abbandonare l’antica logica dei trasferimenti a pioggia da parte dello Stato e sperimentare modelli di fiscalità
di vantaggio nelle aree protette, riconoscendo finalmente dei benefici economici direttamente ai cittadini e alle imprese, mediante risparmi d'imposte e d'accise”. Naturalmente la “zona franca" andrebbe circoscritta ad un'area del Parco e per un determinato periodo di tempo. “Proprio come avvenuto già in Liguria e Lombardia – conclude Iannuzzi - dove zone economicamente spente sono state rivitalizzate in poco tempo in questo modo”

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